Anche un piccolo paese di provincia può essere un covo di serpi capaci di strisciare velocemente lontano da finanzieri e ispettori del lavoro col cappio pronto. Persino a Bitritto, paesino alle porte di Bari, gli evasori mettono in campo strategie degne del miglior tesoriere di partito pur di mettersi in saccoccia una manciata di euro in più.

Focaccia, olive, tarallini, tre pizze doppia massa super farcite, acqua liscia da litro e un amaro serviti al tavolo. Il tutto alla modica cifra di 31 euro e 50 centesimi. L’amico di Milano, che per una cena analoga di euro ne ha spesi 50, sarà colto da improvviso mal di pancia. Così era scritto sullo scontrino, che ci posso fare. Al Sud la vita costa meno ma, come al Nord al Centro e pure nelle Isole maggiori e minori, molti commercianti e ristoratori sono allergici alle tasse. Ho sentito dire che qualcuno è morto dopo aver emesso una fattura.

Torniamo a noi. Sarà stato l’effetto dell’amaro, ma inizialmente non ho fatto caso all’escamotage. Sulla finta ricevuta c’era scritto: “scontrino non fiscale” e sotto, dopo il dettaglio dei prezzi e il numero progressivo del biglietto senza alcun valore – del tutto simile a uno scontrino vero – il messaggio: “ricordatevi di ritirare la fattura/ricevuta alla cassa”.

Arrivato a casa mi sono detto: che bravi, persino un promemoria. Quindi è stata colpa mia la dimenticanza. Poi ci ho riflettuto e ho capito che ero stato fregato; che su quei 31 euro e 50 centesimi lo scaltro ristoratore non ha  pagato le tasse. Sarà mica per questo che la pizza costa meno? Chissà quanti altri clienti sono stati raggirati. Il locale era pieno quando siamo arrivati, alle 21.30, e quando ce ne siamo andati alle 23.00. E intanto ai tavoli continuavano ad arrivare promemoria. Dopo la birra, l’amaro, il caffè e l’ammazza caffè, cominci a ricordare solo ciò che ti è successo fino all’adolescenza, non ti viene in mente nemmeno cosa hai mangiato a pranzo.

Nei prossimi giorni pubblicheremo una nostra inchiesta sulla sbadataggine dei commercianti baresi d’origine e d’adozione. Stiamo raccogliendo scuse e aneddoti per arricchire il nostro lavoro. Mandateci le vostre segnalazioni, non solo da Bari.

Come quella della commessa che si scusa per avere la cassa fuori uso e ti prega di mettere in borsa il braccialetto appena acquistato, così, per non dare nell’occhio. La stessa commessa che, solo cinque minuti dopo, è costretta a fare lo scontrino – con la cassa rotta – perché il cliente erano un gruppetto di fastidiosi amici che pretendevano una “prova” per dividere la spesa del regalo di compleanno. Non è una barzelletta, lo giuro! Mi è successo ad Adelfia, non molto lontano da Bitritto.

Fin qui i commercianti, ma noi abbiamo le stesse colpe tutte le volte che un professionista ci fa lo sconto sulla prestazione, quando ci strizza l’occhio e ci dice: “senza fattura…costa meno”; tutte le volte che ci accordiamo per una ricevuta di importo inferiore rispetto a quello realmente pagato; tutte le volte che mettiamo il pacchetto in borsa, quasi come se fosse il commerciante a fare un favore a noi; tulle le volte che accettiamo un vecchio scontrino. Bisognerebbe punire anche la complicità nelle piccole e grandi evasioni. Segnalare alle autorità i furbetti sistematici, insieme a controlli e alle multe previste dalla legge potrebbero essere un buon inizio.

29 aprile 2012

Antonio Loconte