foto di repertorio

Madre e figlia 13enne maltrattate e segregate in casa, con addirittura il divieto di parlare tra loro, sotto minaccia di morte. Non solo: la ragazzina, con lieve deficit cognitivo, sarebbe stata anche oggetto di molestie sessuali da parte del convivente della madre, un 43enne originario di San Pietro Vernotico ma residente nel leccese, finito in carcere ieri con le accuse di maltrattamenti in famiglia, violenza privata e atti sessuali con minorenne.

Questa orribile storia inizia nel maggio del 2020 e va avanti fino a novembre 2021, quando le due presunte vittime riescono a fuggire di casa e trovano accoglienza in una casa rifugio della zona. Quindi il racconto ai servizi sociali, che si rivolgono alla magistratura. La donna aveva conosciuto il suo futuro convivente attraverso un rapporto epistolare, mentre lui era detenuto per uxoricidio in un carcere tedesco. Una volta insieme, l’uomo avrebbe manifestato subito i suoi comportamenti violenti nei confronti di madre e figlia. Stando alle indagini, in realtà la sua vera “compagna” sarebbe stata proprio la 13enne, alla quale aveva vietato persino di andare a scuola e con al quale si accompagnava ogni giorno, in campagna per lavoro e in giro per il paese, come una normale coppia. La piccola sarebbe stata costretta anche a svolgere da sola tutte le faccende domestiche in casa, pena calci e pugni, nonché a guardare video porno con lui. Altro particolare inquietante: l’uomo obbligava la sua convivente a mangiare solo quanto preparato da lui, causando alla donna malori che farebbero ipotizzare anche tentativi di avvelenamento. L’arrestato potrà difendersi dalle accuse durante l’interrogatorio di convalida, previsto per lunedì 21 febbraio,