foto di repertorio

Congelati dalla Asl di Brindisi oltre 800 mila euro di retribuzioni per circa 200 dipendenti tra infermieri, medici e assistenti sanitari che avrebbero prestato la loro attività negli hub vaccinali ma senza averne i requisiti. Gli economi dell’Azienda sanitaria ne hanno bloccato quindi le retribuzioni dei primi sette mesi di servizio, da gennaio a luglio 2021, in attesa dell’esito degli accertamenti in corso. I controlli riguarderebbero per la precisione 175 tra infermieri e assistenti sanitari e 14 medici.

Tra i casi finiti sotto la lente della Direzione Asl, chi beneficiava della Legge 104, e quindi, pur godendo dei permessi retribuiti per invalidità propria o per assistere un familiare disabile, ha trascorso parecchie ore nei centri per la somministrazione del vaccino anti-Covid. Un servizio retribuito con 80 euro lordi all’ora per i medici e 50 euro lordi all’ora per infermieri e assistenti sanitari, da aggiungere ai regolari stipendi.

“Abbiamo dovuto bloccare i pagamenti a causa di irregolarità che riguardano il contratto di lavoro – spiega il Direttore generale Asl Brindisi Giuseppe Pasqualone –. Stiamo parlando della legge. Parliamo di soldi pubblici e di eventuali responsabilità davanti alla Corte dei Conti, se questi soldi vengono spesi in maniera irregolare. Chi vuole operare negli hub deve possedere i requisiti previsti. L’istituto delle prestazioni aggiuntive deve essere eseguito nel rispetto delle regole contrattuali. Io ne faccio anche una questione di etica professionale: se un medico ha limitazioni che non gli consentono di stare in sala operatoria, mi chiedo come tali problemi possano sparire, consentendogli di stare anche dieci ore in un hub vaccinale”.