La storia di Imad Dalil è piena di riscatto e di orgoglio, soprattutto perché da migrante è riuscito a diventare mediatore e poi direttore dell’Hotspot di Taranto. Imad è nato in Marocco e all’età di 4 anni si è traferito in Italia insieme alla sua famiglia piantando le sue radici in Abbruzzo. Dopo aver compiuto 18 anni ha avuto la possibilità di chiedere la cittadinanza italiana, ottenuta dopo 4 anni all’età di 24/25 anni, nel lontano 2013.

Nel frattempo Imad aveva il sogno di poter aiutare i tanti migranti che scappano dalle loro terre natie in cerca di una vita sicura lontano dalle guerre e dalle dittature che assillano il loro paese. Per farlo ha deciso di intraprendere un percorso di studi in Mediazione Linguistica in Comunicazione Interculturale con specializzazione nei Servizi Migratori. “Durante il percorso universitario ho lavorato come mediatore presso la Questura di l’Aquila e dopo la laurea mi sono trasferito in Puglia e nel 2011 ho lavorato nelle Tendopoli di Manduria durante la primavera Araba”.

“Nei successivi 10 anni ho lavorato come mediatore in diverse strutture di accoglienza migranti come Sprar, Cas, Cara, Cps e centri di sbarco. In questa mia scalata sono finalmente arrivato a dirigere l’Hotspot di Taranto. La mia forza – racconta Imad -sicuramente è stata la tenacia, aiutata anche dal fatto che so parlare 5 lingue: italiano, inglese, francese, arabo e spagnolo”.

“Nell’Hotspot di Taranto – spiega – abbiamo dovuto gestire situazioni non facili legate al covid. Al momento non ci sono più casi e adesso siamo in attesa di nuovi arrivi dalla Sicilia. Ovviamente tutti vengono sottoposti a quarantena e sono sotto costante osservazione con continui tamponi molecolari. Una volta negativizzati poi vengono trasferiti nei vari centri di accoglienza”.

“Solo molto orgoglioso e fiero del percorso, ma soprattutto nel vedere gli occhi orgogliosi di mio padre. Con uno stipendio piccolo mi ha dato la possibilità di laurearmi e di studiare e di intraprendere questa carriera. Ora è fiero di me” conclude Imad.