Il Nucleo di Polizia Economico – Finanziaria della Guardia di Finanza di Bari, al termine di
complesse indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Trani, ha tratto in arresto,
nella flagranza del reato di usura aggravata e continuata, V.D.V., classe 1968, residente a
Cerignola (FG). Lo rende noto la Guardia di Finanza con un comunicato.

Le attività investigative sono state avviate nel maggio scorso, quando un imprenditore di
Trani, operante nel settore calzaturiero, si è presentato presso gli uffici del predetto Reparto, denunciando di essere caduto nella morsa dell’usura. In particolare, il citato imprenditore ha riferito agli investigatori del Gruppo Tutela Mercato Capitali – articolazione specializzata nell’accertamento e nella repressione del reato di usura – che nel 2015, versando in gravi difficoltà finanziarie, si era rivolto a un usuraio di Cerignola (FG) ottenendo il prestito di 50.000 euro.

A causa della sfavorevole congiuntura economica, ulteriormente aggravata dall’emergenza epidemiologica da Covid 19, il debito dell’imprenditore è aumentato sensibilmente nel tempo, anche per effetto dell’applicazione di tassi di interesse usurari che hanno raggiunto il 180% su base annua. Gli immediati approfondimenti investigativi delle Fiamme Gialle baresi – eseguiti, su delega dell’A.G. tranese, mediante intercettazioni telefoniche e ambientali, videoriprese e pedinamenti – hanno consentito di verificare la fondatezza di quanto riferito dal denunciante e di documentare, in particolare, le insistenti richieste di denaro dell’usuraio, accompagnate da gravi ed esplicite minacce di violenza fisica rivolte alla sua vittima e ai suoi più stretti familiari.

Nello specifico, sono state ricostruite le condizioni del “patto usuraio”, concepito e
attuato in modo tale da precludere la possibilità di estinguere definitivamente il debito
contratto. Attraverso il pagamento delle rate mensili, che hanno raggiunto l’ammontare di
26 mila euro, la vittima ha corrisposto i soli interessi usurari maturati, senza incidere
sull’ammontare del finanziamento ricevuto che è, pertanto, restato inalterato nel tempo.
Quando l’imprenditore ha richiesto di onorare definitivamente il proprio debito, l’usuraio –
fingendo di assecondare tale esigenza – ha rinegoziato le condizioni del finanziamento,
pretendendo, a saldo, la restituzione di una somma pari al doppio del prestito erogato,
attraverso rate mensili dell’importo variabile dai 10 ai 16.000 euro.
Secondo le risultanze investigative raccolte, a fronte del prestito – dilazionato nel tempo – di circa 650.000 euro, l’imprenditore sarebbe stato costretto a restituire all’usurario oltre 1,6 milioni di euro, obbligandosi al pagamento di rate mensili fino al 2026.