Nella mattina i Carabinieri del Comando Provinciale di Bari hanno posto sotto sequestro un forno riconducibile a Mincuzzi Michele, 47enne di Noicattaro, già condannato per mafia. Lo rende noto l’Arma con un comunicato.

L’attività commerciale, una panetteria, ubicata nel centro del Comune di Noicattaro, attiva oramai da qualche anno, risultava formalmente intestata ai familiari di Mincuzzi. Il particolare non è sfuggito ai militari del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo del capoluogo pugliese che, sotto la direzione della Procura della Repubblica di Bari, hanno dato esecuzione al corposo Decreto emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Bari (sezione presieduta dalla Dr. Giulia Romanazzi), con il quale è stato disposto il sequestro, non solo dell’attività commerciale, ma anche di diversi conti correnti, per un valore complessivo di circa cinquantamila euro.

Le attività investigative e di analisi condotte dalla Sezione specializzata in Misure di Prevenzione dei Carabinieri di Bari hanno infatti permesso di evidenziare non soltanto la indiscutibile pericolosità sociale del proposto, ma anche l’illecita provenienza dei capitali che lo stesso – attraverso la fittizia interposizione dei familiari – aveva utilizzato per l’apertura del forno, all’interno del quale lui stesso lavorava.

Un curriculum criminale per nulla trascurabile quello vantato dal destinatario del provvedimento emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Bari. Trattasi infatti di soggetto già riconosciuto partecipe del clan Misceo -Telegrafo, operante nel quartiere San Paolo di Bari e nei Comuni di Noicattaro, Palo del Colle e Rutigliano, destinatario di condanne definitive per associazione per delinquere di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico illecito di stupefacenti, estorsioni, rapina e delitti in materia di armi; attualmente sottoposto alla misura della Sorveglianza Speciale con obbligo di soggiorno.

Tra le varie sentenze di cui risulta destinatario, spicca, inoltre, una condanna in primo grado per un omicidio di mafia commesso nell’anno 2014, nel quartiere San Paolo, allorquando la vittima venne falciata a colpi di kalashnikov.

Ancora una volta l’attività di analisi dei flussi finanziari svolta dalla Magistratura e dai Carabinieri ha permesso di individuare e sottrarre all’economia legale quella che verosimilmente è un’attività commerciale avviata grazie ai profitti di attività illecite, strettamente connesse con la criminalità organizzata operante anche nell’interland barese.