Giovanni Caramuscio, l’ex direttore di banca che lo scorso venerdì sera è stato ucciso con due colpi di pistola al torace da due rapinatori mentre prelevava dei contanti in un bancomat di Lequile, ha lasciato i tre figli Roberta, Stefano e Fabio, quest’ultimo bancario come il padre, e una moglie, Anna, la quale ha dovuto assistere impotente all’omicidio di suo marito e ad oggi è chiaramente sotto shock.

“Nei loro occhi ho visto tanta rabbia e malvagità – dichiara Anna Quarta, moglie della vittima, riferendosi ai due assassini in un’intervista rilasciata a Corriere -. Si vedeva che non erano in sé, probabilmente non si sono neanche accorti che fossi lì accanto a mio marito”. Queste sono le parole della donna che con sofferenza ha raccontato la tragica vicenda che ha dovuto vivere in prima persona ad amici e parenti che nella giornata di ieri si sono presentati a casa sua per porgere le più sentite condoglianze.

Eravamo stati a casa di alcuni parenti per un compleanno – continua a raccontare Anna -, poi, quando siamo usciti, avevo bisogno di soldi contanti e gli ho chiesto di fermarsi ad un bancomat per prelevare. Ci siamo fermati davanti alla banca e lui, sapendo di non essere capace di effettuare un prelievo, mi ha detto scherzando: ‘Dai vieni qua che ti insegno’. Così sono scesa anche io dall’auto e insieme ci siamo avvicinati al bancomat. Anche quando eravamo lì vicino continuava a scherzare e a cercare di farmi capire come funzionava”.

Sono bastati pochi attimi, però, per tramutare un bel momento di risate ed allegria in una terribile tragedia: “Ad un tratto sono sbucati questi due individui col volto coperto. Lo hanno afferrato alle spalle, mio marito si è voltato e istintivamente li ha spintonati, cercando di allontanarli. Ha fatto in tempo a dire soltanto: ‘Ma che volete?’. Subito dopo ho sentito gli spari e ho visto Giovanni a terra. Solo in seguito, quando l’ho toccato, ho capito che era morto”.

Il comune di Lequile nel quale si è consumata la tragedia e quello di Monteroni nel quale abitava Giovanni sono ancora scossi da quanto accaduto, così come l’Italia intera. Ad ora è stato fermato il 31enne albanese Mecaj Paulin, l’arma del delitto è stata trovata in casa sua e avrebbe agito insieme ad un’altra persona in fase di identificazione.