Il Comando Provinciale dei Carabinieri di Bari e il Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Foggia, hanno eseguito un’ordinanza emessa dal Tribunale di Bari, che ha disposto l’applicazione di 6 misure cautelari personali nei confronti degli appartenenti ad una strutturata organizzazione criminale. L’organizzazione che operava tra Campania, Puglia e Abruzzo, era dedita al traffico e allo smaltimento illecito in aree e depositi non autorizzati di ingenti quantitativi di “rifiuti speciali non pericolosi”. Contestualmente, con provvedimento d’urgenza della Direzione Distrettuale Antimafia, sono stati messi i sigilli ai beni e ai rapporti finanziari degli indagati. Il valore dei beni sequestrati ammonta a  per un valore di 1.635.282, frutto di tutto il lavoro illecito svolto in questi anni.

Le misure cautelari, stando al comunicato stampa inviato alla nostra redazione,  rappresentano la conclusione di un’articolata e complessa attività di indagine, avviata dai militari della Guardia di Finanza di San Severo, poi proseguita in stretta sinergia con i Carabinieri Bari e dei NOE di Bari e Pescara. Questo ha permesso di disarticolare un gruppo criminale dedito all’illecito stoccaggio di rifiuti solidi, prevalentemente provenienti da Comuni della provincia di Caserta, in siti all’aperto o all’interno di capannoni industriali reperiti nella Provincia di Foggia e di Chieti.

I rifiuti misti, classificabili come scarti della raccolta differenziata sono stati scaricati e ammassati in capannoni industriali oppure accatastati in un’area recintata con muri alti oltre 4 metri, allo scopo di evitare che la discarica abusiva fosse visibile dalla pubblica strada.

La figura principale, nonché il punto di riferimento dell’organizzazione è un imprenditore pregiudicato di San Severo che, in collaborazione con uno dei suoi fratelli e due imprenditori casertani, anch’essi fratelli, ha sistematicamente e scientemente pianificato nei minimi dettagli il trasporto dei rifiuti tra le varie provincie. La filiera di stoccaggio era così ben organizzata che ognuno dei sei componenti aveva un ruolo ben preciso. Il trasporto dei rifiuti avveniva dalla provincia di Caserta a quella di Foggia e di Chieti.

L’attività investigativa ha preso le mosse da un sequestro, eseguito nel marzo 2018 dai finanzieri della Compagnia di San Severo. In questa occasione hanno sequestrato una discarica abusiva realizzata all’interno di un capannone industriale a San Severo. All’interno del capannone erano state illecitamente ammassate 600 tonnellate di eco-balle di rifiuti indifferenziati riconducibili, a scarti tessili, di plastica, gomma, legno, carta, che avevano diffuso esalazioni nauseabonde avvertite sin da fine agosto 2017. Questa ricostruzione è avvenuta grazie al personale dell’ARPA Puglia e dal Consulente Tecnico della Procura

L’attività d’indagine che ne è scaturita, ha permesso di individuare a settembre 2018 una seconda discarica abusiva all’interno di un’area recintata di circa 3.500 mq, in agro di San Severo. L’area era di proprietà della famiglia dei fratelli sanseveresi indagati. Qui venivano  accatastate circa 10mila tonnellate di balle di scarti di lavorazioni tessili.

Le successive attività investigative, hanno permesso il sequestro di altre due discariche abusive di rifiuti speciali non pericolosi, realizzate all’interno di due capannoni. Il primo, ubicato nella zona industriale di Vasto (CH), di circa 1.250 metri quadri, dove i Carabinieri nell’ottobre 2018 si sono imbattuti in un muro di 1.500 tonnellate di eco-balle alto 6 metri, maleodoranti, in cui erano compattati rifiuti misti, prevalentemente contenitori e imballaggi anche di sostanze pericolose.

Il secondo capannone, di 1.600 metri quadri, ubicato in agro del comune di Chieuti (FG), dove nel novembre 2018 sono state rinvenute ammassate in 5 metri di altezza 1.000 tonnellate di eco-balle provenienti dalla raccolta differenziata urbana. Le vetrate del capannone erano state opportunamente oscurate per impedire che dall’esterno potessero essere visibili le cataste di rifiuti.

Complessivamente le attività investigative hanno permesso il rinvenimento e il sequestro di: 13 mila tonnellate di rifiuti speciali non pericolosi (compattati in eco-balle); 3 capannoni industriali e un’area di mq 3500.

Riconosciuti i gravi indizi di colpevolezza raccolti dalla polizia giudiziaria a carico degli indagati per i ripetuti episodi di trasporto e illecito smaltimento di rifiuti speciali, il GIP del  Tribunale di Bari ha disposto nei confronti dei 6 soggetti diverse misure cautelari: due custodie cautelari in carcere, una agli arresti domiciliari e tre divieti di dimora nelle Regioni di Puglia e Abruzzo.

Le indagini sono state approfondite anche sul piano economico patrimoniale. La ricostruzione del patrimoniale dei beni e delle disponibilità riconducibili ai componenti dell’organizzazione, ha permesso di evidenziare un “profitto” illecito di oltre 1,6 milioni di euro. Pertanto l’Autorità Giudiziaria ha emesso il sequestro dei beni mobili ed immobili oltre alle liquidità bancarie e finanziarie nella disponibilità del gruppo criminale.

La Direzione Distrettuale Antimafia, oggi, ha eseguito il sequestro di 4 compendi aziendali; 4 quote societarie; 4 fabbricati; 9 terreni; 4 polizza vita 38 rapporti finanziari; fino alla concorrenza di euro 1.635.282,00 corrispondente all’illecito profitto da reato conseguito dagli indagati.