Tra le ragazze costrette a prostituirsi ce n’era anche una incinta al settimo mese di gravidanza. Le giovani di nazionalità romena, di età compresa tra i 16 e i 17 anni, erano state rapite con l’inganno, picchiate e costrette a vendersi al primo cliente. Tutte erano controllate dai loro aguzzini che le accompagnavano sul luogo di “lavoro” e le munivano di preservativi.

Dalle indagini è anche emersa la volontà da parte degli aguzzini di vendere il bambino che sarebbe nato nei prossimi mesi ad una cifra pari a 28mila euro, una proposta nata da una delle persone che oggi è finita in carcere. La ragazza purtroppo ha perso il bambino forse per colpa dei colpi alla pancia che subiva dai suoi aguzzini. Il bambino è stato partorito senza mesi dopo soli 7 mesi di gravidanza. Dalle indagini è emerso che il padre del bambino potesse essere proprio uno dei malfattori che la costringeva a prostituirsi.

Alla Squadra Mobile della Questura di Foggia, sotto la regia della Procura della Repubblica e della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, è apparso un quadro inquietante che ha portato al fermo di sei soggetti, quattro maggiorenni e due minorenni.

I soggetti fermati sono appartenenti allo stesso nucleo familiare di origine romena. Si tratta di una coppia, dei loro tre figli (due dei quali minorenni) e della compagna di uno dei tre. I sei vivevano in un campo nomadi a San Severo in provincia di Foggia. I fermati sono Febronel Costache detto “Bal Parno”, Poenita Chiriac, alias “POIANA”, Mariana Raluca Iovanut, Solomon Costache, detto “Solomon”.

L’indagine nasce dalla fuga di una minorenne, avvenuta nella notte del 3 settembre dal campo rom di Via San Severo, la quale era riuscita a fuggire dopo essere stata selvaggiamente pestata con calci, pugni, schiaffi e cinghiate, sferrati in ogni parte del corpo, sulla faccia, sulla pancia e dietro la schiena, nonché trascinata per i capelli, facendola strisciare per terra, all’interno della baracca nella quale veniva segregata, da uno dei fermati. La minore è riuscita a chiedere aiuto ad alcune persone, di nazionalità italiana, che occupavano un vicino accampamento e che hanno chiamato la Polizia ed il 118.

Le indagini capillari svolte dalla Squadra Mobile di Foggia hanno consentito di accertare l’esistenza di uno schema messo a punto dagli arrestati secondo il quale le minori, tutte appartenenti a nuclei disagiati, una volta condotte nel campo con l’inganno e l’impiego degli stratagemmi più vari, venivano di fatto segregate all’interno di alcune baracche lì presenti, chiuse dall’esterno con una catena ed un lucchetto, picchiate continuativamente per più giorni per piegare le loro capacità di reazione e costrette a prostituirsi sotto il diretto controllo dei loro aguzzini.

In particolare le indagini hanno consentito di scoprire uno spaccato di cui si ignorava l’esistenza nel nostro territorio, di una delle nuove forme di “schiavitù moderna”, costituita dalla riduzione e dal mantenimento in stato di schiavitù di giovani straniere, per lo più sole e non in contatto con la famiglia, tutte minorenni da adibire al mercato della prostituzione, direttamente controllato dagli stessi fermati.

E’ stato accertato, infatti, che nessuna delle vittime poteva scappare dal campo, essendo controllata 24 ore al giorno, sia durante la permanenza nel campo attraverso la segregazione nelle baracche, sia durante gli spostamenti dalla baracca, che avvenivano sotto il diretto controllo degli uomini del gruppo criminale e delle donne, fino alla statale 16  in cui erano costrette a prostituirsi, dopo essere state accompagnate in automobile, dove controllavano che si prostituissero, permanendo sul posto con continui passaggi in automobile o nascondendosi dietro i cespugli e fornendo alle vittime i preservativi necessari ad esercitare l’attività di prostituzione alla quale erano costrette.

I fermati si trovano ristretti in stato di custodia cautelare, rispettivamente, presso il carcere di Foggia e presso il C.P.A. dell’Istituto Penale per i Minorenni di Bari. Quella di oggi costituisce una delle prime e più importanti operazioni della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari in materia di riduzione e mantenimento in stato di schiavitù e di sequestro di persona consumati ai danni di giovani minorenni da destinare al mercato della prostituzione, nonché segna l’inizio di una serie di attività finalizzate al contrasto di un fenomeno tragicamente allarmante e dilagante.