Il Consiglio regionale della Puglia ha sospeso l’entrata in vigore della legge sul gioco, concedendo la proroga prevista per il 20 dicembre. Una vittoria ottenuta ieri dopo la manifestazione tenuta a Bari da oltre 3mila operatori e lavoratori dei giochi presso il Consiglio Regionale.

Una manifestazione compatta organizzata dai sindacati e che ha visto la partecipazione anche delle associazioni degli operatori. La protesta, che nei giorni della vigilia si è allargata ad altre regioni, è diventata forse la prima presa di posizione di carattere nazionale da parte del settore. In Romagna, dove pure la legge regionale mette a rischio la maggior parte delle licenze, si è registrata una serrata delle sale fino alle 13, in segno di solidarietà. Notizie di adesioni sono arrivate anche da Lombardia e Toscana.

Il punto di discussione della legge riguardava la durata delle licenze esistenti al momento dell’entrata in vigore della normativa. Il provvedimento prevedeva che il rinnovo fosse concesso solo agli esercizi in regola con il distanziometro, cioè sarebbero stati considerati fuori leggi tutti gli esercizi ubicati a meno di 500 metri dai luoghi sensibili. La modifica approvata supera l’emendamento presentato dal consigliere Leu Abaterusso, che disponeva una proroga delle licenze fino all’approvazione di una legge nazionale sui giochi.

La legge regionale, approvata il 13 dicembre 2013, disciplina l’esercizio delle sale da gioco e l’installazione di apparecchi da intrattenimento (slot e Vlt), nonché ogni altra tipologia di offerta di gioco con vincita in denaro. Secondo l’articolo 7, l’autorizzazione all’esercizio non viene concessa nel caso di ubicazioni in un raggio inferiore a cinquecento metri, misurati per la distanza pedonale più breve, da istituti scolastici di qualsiasi grado, luoghi di culto, oratori, impianti sportivi e centri giovanili, centri sociali e strutture sanitarie. Ai comuni è data peraltro facoltà di individuare altri luoghi sensibili in cui può non essere concessa l’autorizzazione.

Il punto messo in discussione dall’emendamento Abaterusso riguarda la durata delle licenze esistenti al momento dell’entrata in vigore della normativa. Il testo prevede che decadano dopo cinque anni dall’approvazione e il rinnovo sarà concesso solo agli esercizi in regola. In sostanza, tutti i punti di gioco ubicati a meno di 500 metri dai luoghi sensibili saranno
considerati fuori legge a partire dal 20 dicembre 2018.

Secondo un recente studio dell’Eurispes, l’applicazione della legge regionale, in caso la modifica non venga approvata, brucerà 9mila posti di lavoro e porterà alla chiusura dell’80% delle rete legale. Sono 2.891 i posti di lavoro che verranno persi negli “esercizi dedicati” – come sale bingo, agenzie di scommessa e sale dedicate – a questi si aggiungono 5.151 lavoratori degli “esercizi generalisti” che offrono gioco legale, come bar e tabacchi. Senza una proroga, la legge pugliese imporrà la chiusura di circa 700 punti gioco, dislocati al di sotto dei 500 metri dai punti sensibili.

Il settore del gioco fisico in Puglia genera una spesa complessiva annua da oltre un miliardo di euro, con una quota erariale da 567 milioni: è quanto risulta da una elaborazione di Agipronews su dati dei Monopoli di Stato relativi al gioco fisico per il primo semestre 2017 e proiettati per l’intero anno. Il comparto con la maggiore incidenza per spesa ed erario è quello degli apparecchi (slot e Vlt), che vale poco più della metà del totale: 548 milioni il margine lordo per gli operatori, da questo si preleva la quota per lo Stato che è pari a 308 milioni.