Quando si fa il giornalista alla Sherlock Holmes, scoprendo vasi di Pandora scomodi ai potenti, si rischia di diventare “morti che camminano” perché prima o poi qualcuno prova a chiuderti la bocca.

Accade al nostro direttore Antonio Loconte che sicuramente non sta simpatico a troppe persone, ma è accaduto soprattutto alla collega Maria Luisa Mastrogiovanni, Marilù a firma come direttrice de “Il Tacco d’Italia”; vive a Casarano, in provincia di Lecce.

Di lei si è occupata la trasmissione Le Iene, raccontando come la sua inchiesta sullo smaltimento dei rifiuti e la collusione dell’assessore Gigi Loris Stefano e di un dirigente della Igeco, la ditta che smaltisce la raccolta dei rifiuti, con il boss Augustino Potenza (ucciso a colpi di Kalashnikov davanti ad un supermercato) appartenente alla Sacra Corona Unita.

È la stessa Sacra Corona Unita che organizza una serie di minacce, non solo verbali, contro la Mastrogiovanni, costretta a lasciare la casa dopo che qualcuno le aveva fatto visita uccidendo a bastonate il cane oppure dando fuoco alla legnaia.

Il servizio della iena Pecoraro è molto completo ed al tempo stesso avvilente. Il viso di Marilù è composto, ma non riesce a tradire l’amarezza che prova. Lei che è una giornalista pluripremiata, ha vinto il premio Borsellino ma anche il premio Mattarella, che le carte prima di pubblicarle le legge e le valuta, rischia la vita in nome di una professione a cui crede, magari venendo abbandonata dalle istituzioni che piuttosto di proteggerla condannando i fatti e chi li compie, preferisce restare nell’ombra.

Anzi non nell’ombra, piuttosto dietro le toghe della Magistratura che ha sequestrato le pagine web dove era presente l’inchiesta della collega, cosa che comunque non è possibile in base all’articolo 21 della Costituzione.

Anche a lei regaleremo un maglione ed una candela? Anche per lei nessun fiore ed opere di bene? Loconte e Mastrogiovanni non si lasceranno facilmente intimidire da minacce, telefonate, attacchi su web, maldicenze, carte bollate. Continueranno a fare i giornalisti con la stessa dedizione, la stessa solerzia e lo stesso impegno, magari con la bocca più amara che proveranno ad addolcire con un cucchiaino in più di zucchero nel caffè.