Una studentessa decide di andare a lavorare all’estero prima della laurea specialistica. I sogni e le aspettatve sono gli stessi di chiunque si cimenti nello stesso viaggio. Una volta sul posto, in questo caso l’Olanda, però, la protagonista si rende conto delle difficoltà e dei luoghi comuni su quanto si stia bene fuori dall’Italia. L’ultima storia della serie: “Emigrati scontenti”, riguardano i sei mesi ad Amsterdam di una brindisina che ha messo radici a Bari.

LA STORIA – Non è vero che l’erba del vicino, nel mio caso quella di Amsterdam, è la migliore. Ho prenotato un aereo di sola andata per la capitale olandese in cerca di fortuna. Mi ero appena laureata in Lettere, indirizzo editoria e giornalismo, piena di speranze e sogni. Volevo un lavoro, un futuro migliore e diritti che in Puglia non avevo. Appena arrivata mi sono scontrata con le enormi cifre delle spese da affrontare: quasi 1.000 euro di affitto al mese per una casa di appena 35 metri quadri, 1.000 euro al mese per l’assicurazione sanitaria. Per non parlare dei prezzi esorbitanti del cibo e dei beni di prima necessità.

Per carità, mi sono data da fare e dopo un mese dall’arrivo facevo tre lavori: la cameriera, la baby sitter e le pulizie. Collaboravo gratuitamente con un blog di expat, dov’è possibile condividere le proprie esperienze di vita all’estero. Guadagnavo sì, ma non mi bastava per sentirmi al sicuro. Insomma, la cameriera potevo benissimo farla a casa mia, con una migliore qualità della vita ad un costo inferiore. Dopo sei mesi in Olanda mi sono resa conto che i conti non tornavano e quindi al posto di sopravvivere ho scelto di vivere e di farlo nella mia terra, a Bari.

Le incombenze non erano solo materiali, perché anche l’aspetto sociale e culturale, come ad esempio l’enorme negligenza della pulizia in casa, la severità legislativa nei confronti degli immigrati, soprattutto se italiani, mi lasciavano perplessa sui luoghi comuni che da sempre dipingono questa nazione come luogo di fiscalità, ordine e benessere.

Dovendomi mantenere da sola, ho fatto domanda di borsa di studio a Bari e l’ho vinta. Quindi sono rientrata, mi sono laureata con il massimo dei voti e cerco qui la mia strada. Devo dire che non va male.

Dall’Olanda ho imparato tanto. Mi sono portata dietro un bagaglio indispensabile. Nonostante tutto consiglio a chiunque di uscire dal guscio e cimentarsi in un’esperienza simile, perché aprirsi ad una nuova cultura ti rende più forte e indipendente.

Per adesso sono profondamente innamorata di questa città e voglio viverla così come si vive un amore: accettandone pregi e difetti, sentendomi libera. Del resto, non esiste un posto perfetto al mondo come ho potuto verificare vivendo ad Amsterdam.