Martedì 24 ottobre, presso la sala giunta del comune di Andria, si è svolto un vertice tra l’assessora alla PI Paola Albo e la Federazione Gilda-Unams per trattare la delibera comunale del 20 settembre 2017 con cui si dispone l’abolizione, per il prossimo anno scolastico, della mensa nelle scuole primaria e secondaria di I grado della città. Le cause, secondo quanto dichiarato da Paola Albo, sarebbero da attribuire  alle scarse risorse messe in campo dalla Regione Puglia, con conseguente razionalizzazione della spesa o, in alternativa, aumento dei costi della retta giornaliera dei pasti da parte dell’Amministrazione. Costi che, ovviamente, ricadrebbero sulle tante famiglie del territorio.

A nulla sono valse le obiezioni del Coordinatore provinciale della Federazione Gilda Unams, Vito Carlo Castellana e del responsabile territoriale, Arcangelo Speranza. I quali più volte – e da più punti di vista – hanno ribadito la gravità delle ricadute della delibera.

«Siamo  preoccupati – afferma Speranza –  che i tagli, come al solito, vadano a colpire le fasce più deboli della popolazione. Quelle che vedono nella scuola una risorsa per la propria crescita socio-culturale. La preoccupazione del sindacato è che, con l’eliminazione del servizio mensa, venga meno nelle scuole anche il tempo pieno, con conseguente impoverimento dell’offerta formativa. A questo si aggiunge una possibile ulteriore perdita secca di posti di lavoro. Con docenti costretti a una mobilità forzosa, che non potrebbero più garantire la continuità didattica. Non solo – continua Speranza – il taglio si ripercuoterebbe su tutto l’ambito territoriale legato all’ufficio scolastico di Bari, con un inevitabile “effetto domino”. Perché, dovendo ricollocare i docenti in altri comuni, si bloccherebbe il turn-over, con conseguente riduzione di posti liberi per stabilizzare i precari e per far rientrare coloro che con la 107 si trovano disseminati nelle varie province d’Italia.»

Dal canto suo l’amministrazione Comunale – rifacendosi a una sentenza del TAR Piemonte e a una circolare Miur – ribadisce di poter sostenere l’attuale assetto occupazionale prevedendo il mantenimento della mensa a condizione che siano le famiglie a fornire i pasti.

«Ciò è inammissibile – dicono i rappresentanti della Gilda Unams –  e anche se l’Assessora ha preso l’impegno di intervenire personalmente presso l’Ufficio Scolastico Regionale per fare chiarezza, ma soprattutto per cercare di conservare il tempo pieno, la Federazione ritiene questo assolutamente insufficiente. Per cui – concludono – non possiamo escludere altre iniziative per scongiurare che tale provvedimento venga messo in atto.