“Eravamo certi non finisse li; eravamo certi non finisse al matrimonio celebre, nel castello Svevo di Trani né all’abbuffata banchettiana nel Castello Svevo di Barletta quando, partendo dalla degustazione di vini, si arrivò ad un’abbondante cena riservata a pochi privilegiati – scrive Savino Montaruli, segretario provinciale UniBat – Quelle esperienze “anomale” ed “originali” avrebbero dovuto, per i dirigenti delle strutture pubbliche, rappresentare un’idea di lancio innovativa ed all’avanguardia di utilizzo dei manieri federiciani in modo da rendere tale uso fantasioso e diversificato, senza contare che tutto ciò avrebbe aiutato a far cassa”.

“Ad Agosto 2016 tutti ricordano le polemiche sorte attorno alla concessione del castello di Trani per una festa privata; un classico matrimonio festeggiato non in una classica sala ricevimenti ma in una location esclusiva, ottenuta in esclusiva. In quella circostanza la direttrice Rosa Mezzina si espresse dichiarando che il Castello Svevo di Trani avrebbe potuto avere unicamente funzione di “estensione della casa comunale” con la celebrazione, quindi, di soli matrimoni in forma civile senza la previsione di banchetti nuziali o fuochi d’artificio o servizio di intrattenimento e svago nonché tutto quanto avviene comunemente ed abitualmente nelle sale ricevimento dove si consumano matrimoni principeschi tutti i giorni dell’anno ma a carissimo prezzo e non per quattro soldi come avvenuto per il castello”.

“Mentre si attendeva altresì l’intervento del dottor Fabrizio Vona, più volte e da più parti richiesto a tal riguardo, riscontro mai arrivato, nel frattempo, dallo scorso anno ad oggi, nessun altro ha chiarito come stessero le cose in merito all’utilizzo “stravagante” del maniero. A settembre scorso, durante la cerimonia di apertura dei Dialoghi di Trani c’era anche la direttrice del Castello Svevo, Rosa Mezzina la quale durante il suo intervento (ri)sottolineò la volontà di “aprire” il Monumento alla città ed ai cittadini, facendo di nuovo riferimento all’utilizzo del maniero quale “estensione della casa comunale” ribadendo, anche in quella circostanza, la concessione per soli riti civili”.

“Lo scorso lunedì 3 luglio, presso la Sala Ronchi della biblioteca comunale di Trani, nel corso della presentazione del Progetto “Puglia Imperiale: Viaggio nelle Terre di Federico”, con ben 300 mila euro di fondi pubblici da spendere in sole attività di Progettazione, mentre il “papà” Patto Territoriale è praticamente moribondo, in una sala praticamente quasi completamente vuota se non con la presenza di non più di dieci persone, assenti politici e rappresentanti delle città del Patto se non il dott. Mazzilli, l’avv. Bottaro e il dott. Di Lernia, tra le quali il presidente UNIMPRESA Bat Savino Montaruli, fu proprio la Direttrice del Castello di Trani, presente all’incontro ma dichiarandosi da subito indisponibile a partecipare personalmente al “Progetto” di Puglia Imperiale, ad essere “interrogata” dal presidente Montaruli il quale lo scorso anno, a proposito del matrimonio al castello, sollevò un coperchio pesantissimo dall’enorme pentolone bollente”.

“Rivolgersi alla Direttrice, facendola oltremodo adirare vistosamente, le ha chiesto quelle risposte mai giunte lo scorso anno ed anche i motivi per cui tutte le buone intenzioni, compresa quella di destinare una sala alla celebrazione dei riti civili in ossequio al protocollo d’intesa siglato con il comune di Trani, non fossero poi mai state rese operative. Pare, dalla risposta della Direttrice, che quella sala non sia mai stata allestita per problemi economici, logistici o giù di lì dunque anche quel bel “Progetto” rispetto al pentolone bollente di fatto non si è mai realizzato nel Castello. Oggi si apprende dagli organi di informazione ma anche dalle gigantografie pubblicitarie disseminate sull’intero territorio anche extra comunale, che sia stata predisposta un’altra, ulteriore concessione del bene pubblico per finalità private”.

“Si tratterebbe di un uso para-baleristico del maniero con una festa da ballo degna delle migliori tradizioni popolari di piazza. A distanza quindi di quasi un anno da quella “festa nuziale privata” si starebbe per consumare non una cerimonia istituzionale presidiata dal sindaco qual è un matrimonio civile, ad esempio, e neppure una vera e propria “cena di festeggiamento del matrimonio”, come lo fu per l’illustre fruitore. Nulla di tutto questo. Il Maniero sorto nel 1233 ad opera di Federico II di Svevia verrebbe concesso praticamente come balera. Una sala da ballo. Il Castello Svevo di Trani dunque trasformato in discoteca o adibito a corso di ballo per allietare le serate dell’estate tranese? Una nuova “identità” che aprirebbe i portoni della fortezza federiciana al liscio, alla samba, al rock and roll, salsa, merengue e bachata?”

“E dopo che ciò accadesse come si penserebbe di evitare che dopo il tango non sia la volta della lambada e ballo del qua qua? Con quali stratagemmi si potrebbe pensare di impedire che anche i cultori di quei generi musicali diversi non possano richiedere l’uso del castello per amorosi e sensuali accoppiamenti in musica? Verrebbe da chiedersi quali siano gli imprescindibili legami che realmente il Castello Svevo abbia con il territorio di Trani nonché quale sia la mission che il Polo Museale della Puglia, realmente, si era prefissa, oltre a “valorizzare il patrimonio storico – artistico del monumento e la sua storia, anche mediante lo sviluppo e l’implementazione di intese e collaborazioni con Enti, Istituzioni ed Associazioni”, così come recita la Carta dei Servizi al cittadino ed il D.M. n.94 del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo”.

“Chissà se questa volta insorgano i cori dei Sindacati e le RSU del Polo Museale della Puglia ovvero assumeranno posizioni al limite della compiacenza oppure avranno la medesima azione comportamentale dimostrata l’anno scorso quando il maniero fu concesso ad una “festa nuziale privata”. Quelle risposte mai giunte sono risposte che non devono essere date né al presidente UNIBAT né ad altri soggetti che sentono il diritto/dovere di esprimere liberamente la propria opinione, non essendo condizionati dal sistema quindi liberi ed autonomi. Quelle risposte devono essere fornite, in modo chiaro, alla cittadinanza perché sono domande che provengono in nome e per conto di tutti i cittadini che sostengono a proprio carico anche i costi necessari al sostentamento del maniero, quale struttura pubblica”.

“Se poi dovessimo scoprire il quadro sulle motivazioni che starebbe alla base della giustificazione di quale sia il canone stabilito allora dovremmo rispolverare l’intera questione relativa al tariffario del quale lo scorso anno se ne parlò abbondantemente. Infatti si leggerebbe forse che il Concorso Balera di privati sarebbe inserito nella attività di valorizzazione del maniero? Quale? O forse si chiede l’impegno del privato a fare, in buona sostanza, comunicazione istituzionale per pubblicizzare l’immagine del Castello nella nuova veste di possibile location per sala da ballo e sale ricevimenti? È evidente che si lamenta vibratamente il rilascio della concessione di un luogo pubblico ad uso privato quale espediente per far cassa ed alimentare le entrate nelle casse erariali, ma con quali somme? Stabilite secondo quali parametri? Anche su questo nuovo espediente ci si attende ora l’intervento di chi lo fece lo scorso anno. A meno che le cose non siano cambiate ci aspettiamo che qualcuno “parli e scriva ancora”.