Due documenti, firmati dalla CONFSAL Federazione Nazionale Autonoma Vigili del Fuoco e indirizzati, il primo, alla direzione provinciale e regionale, il secondo, tra gli altri destinatari, anche al Capo del Corpo Nazionale dei pompieri, datati 11 e 13 agosto, un mese dopo il disastro ferroviario che tra Andria e Corato ha causato 27 vittime. Anche grazie a loro, la terribile “conta dei morti” non è stata peggiore. Dopo un mese, però, i Vigili del Fuoco hanno deciso che era arrivato il momento di dire basta. Nero su bianco, hanno messo per iscritto tutto quello che non va, o almeno una buona parte.

A partire proprio dall’efficienza dei mezzi, che dovrebbe essere ottimale per intervenire, sia nelle grandi emergenze che nei piccoli episodi di routine quotidiana. E che invece, a quanto scrivono, così non è: “Un parco automezzi per metà vetusto e per metà con problemi che ne compromettono l’efficienza, attrezzature col contagocce, mai rinnovate”.

“Sedi come il Porto completamente sprovvista ormai da mesi, con gli uomini messi a dura prova giornalmente” si legge, come pure “Un rinnovo del parco automezzi e un’immediata fornitura di attrezzature è oggi indispensabile e improcrastinabile per garantire il soccorso alla popolazione e la sicurezza degli operatori, non è più accettabile che ci si debba inventare soluzioni al fine di garantire il minimo servizio di vecchi automezzi da mettere fuori uso e non certa da riparare più volte”.

Ma sei nel disastro ferroviario i Vigili del Fuoco hanno dato prova di grande competenza e professionalità, questo non vuol dire che ne siano usciti senza conseguenze: “Disturbi del sonno, depressione, difficoltà della concentrazione, ricordi strazianti e intrusivi, sovraccarichi emotivi che producono uno stress post-trauma di cui non può conoscersi con certezza i tempi di recupero”.

Per tutto questo, scrivono i Vigili del Fuoco, avrebbero bisogno del così detto Pronto Soccorso Psicosociale: “Un sistema di assistenza e supporto psicologico agli operatori VVF, che dovrebbe essere previsto come un allenamento quotidiano a superare stati emotivi di forte intensità, e ancor più importante, in occasione delle maxiemergenze, come il disastro ferroviario di Corato”.

I grandi uomini si misurano da ciò che danno e non da ciò che ricevono, c’è scritto in uno dei due documenti. A loro che si sono spesi tanto, è il caso di dare di più.