Un video di sette minuti per raccontare ciò che ci è successo ieri tra Tuglie e Collepasso, in provincia di Lecce. Eravamo andati a chiedere spiegazioni alla dirigente dell’istituto comprensivo dove ancora insegna la maestra di 51 anni, ripresa a maltrattare e prendere a parolacce i bambini della sua classe. Le indagini, partite a dicembre del 2014 e andate avanti fino a febbraio del 2015, si sono concluse a maggio scorso con la richiesta di rinvio a giudizio per la maestra.

Niente arresto, nonostante fosse stato inizialmente ipotizzato. Una maestra ricercata, come ce ne sono in ogni paese, di quelle che generano “risse” tra genitori per l’affidamento dell’educazione dei propri figli. Nonostante quanto emerso dall’inchiesta condotta dalla Compagnia dei Carabinieri di Gallipoli, comandata dal capitano Michele Maselli, l’insegnante non è stata neppure sospesa. Pare abbia chiesto lei il trasferimento, prima del periodo incriminato, per passare dalla scuola dell’infanzia a quella elementare, distanti pochi metri l’una dall’altra.

Ciò che più ci ha meravigliato, però, è l’atteggiamento della dirigente scolastica, alla quale abbiamo chiesto di essere ascoltati ed eventualmente di rilasciare un’intervistadurante per tutto il periodo della nostra permanenza a Tuglie. Cellulare staccato; telefono della scuola silente e ordine tassativo di non aprire ai giornalisti in nessuno dei plessi dei due istituti comprensivi che dirige. Niente di niente, neppure una parola, mentre tra i genitori dei bambini che frequentano quelle scuole regna il caos. C’è da fidarsi? Cos’altro può aver fatto la maestra? Perché la scuola non dà spiegazioni?Il silenzio vale una difesa d’ufficio?

Abbiamo provato a ripsondere a queste domande, senza tuttavia riuscire a dare una spiegazione. Esattamente come successo per le tante denunce relative ad altri istituti scolastici, su tutti il Perotti e il Majorana di Bari. Problemi e difficoltà non si risolvono ignorandone l’esistenza davanti all’opinione pubblica, ma affrontandoli, soprattutto mettendo la comunità che si rappresenta a conoscenza delle proprie posizioni. In merito alla storiaccia di Tuglie, poi, non capiamo le ragioni del silenzio in considerazione del fatto che all’epoca dei maltrattamenti il dirigente scolastico era un altro, passato poi in una scuola superiore di Galatina.

Lascia un bel po’ di amaro in bocca e l’ennesimo, cattivissimo esempio di omertà istituzionale. Dal canto nostro, come sempre e nei confronti di tutti, siamo pronti a ricevere e pubblicare ogni precisazion o ulteriore considerazione sul caso dei maltrattamenti ai bambini della scuola materna di Tuglie. Bambini, lo ricordiamo, di età compresa fra i 3 e i 5 anni.