Da un po’ di tempo a questa parte la gente ha più paura. Paura di perdere i propri risparmi, paura che le azioni sulle quali ha investito denaro possano improvvisamente crollare a picco. E se ci si mettono anche la banche con il loro carico da novanta, la frittata è fatta. Nel documento che vi mostriamo, inviato da una banca pugliese a uno dei suoi tantissimi correntisti, si legge nell’oggetto: “Le nuove regole europee sulla gestione di eventuali crisi delle banche“. A molti è venuto un colpo, senza passare al secondo rigo.

Si tratta di una lettera in cui le banche tentano di spiegare, ad esempio, cos’è la “risoluzione” o l’applicazione del “bail-in”. Sono solo un paio delle innumerevoli parole che abbiamo trovato nella missiva, troppo tecniche per i non addetti ai lavori, che non hanno fatto altro che ingenerare dubbi e immani preoccupazioni. Tantissime le segnalazioni giunte in redazione. La crisi delle banche è sì pane quotidiano dei media europei, ma quando sono contattati direttamente i correntisti con lettere indecifrabili, non si fa altro che creare problemi a catena, chiamate ai numeri verdi di riferimento o “assalti” in filiale.

Abbiamo provato a leggere con attenzione queste nuove regole europee, ma ci si perde in tanti di quei numeri di riferimento e date che siamo stati colpiti dal più temuto dei mal di testa: l’emicrania a grappolo. Non vorremmo che, nel marasma generale della nostra quotidianità, qualora la banca in questione dovesse essere colpita davvero da questa maledetta crisi, il correntista si sentisse dire: “C’era scritto nella lettera, noi abbiamo avvisato”. Questo perché le nuove regole sono sembrate a molti correntisti un tentativo di mettere le mani avanti. Si parla, infatti, di determinati strumenti che permetterebbero alle banche di gestire la crisi a modo loro e sempre guidate dalla longa mano europea.

Leggiamo un po’ gli strumenti a disposizione della Banca d’Italia, quelli che permetterebbero questa benedetta “risoluzione”. Si parla di “vendita di una parte dell’attività”. E ancora “trasferimento temporaneo alle attività e passività a una bridge bank”. Infine “applicazione del bail-in” che, testualmente, serve alle autorità “per disporre la riduzione del valore delle azioni e di alcuni crediti o la loro conversione in azioni per assorbire le perdite e ricapitalizzare la banca in misura adeguata preservando la fiducia del mercato”. Appurato che per i meno esperti del settore tutto questo non ha alcun senso, vi risparmiamo la gerarchia di applicazione. Invitiamo le banche a fare maggiore chiarezza sugli innumerevoli punti indispensabili della comunicazione che, stando a quanto ci raccontano, creano solo confusione in tutte quelle persone che avrebbero bisogno di sentirsi tutelate da chi gestisce i loro risparmi.