“Il direttore sanitario è presente regolarmente”, “Vengo due o tre volte a settimane”, “Io personalmente non l’ho mai visto in struttura”. Tre risposte diametralmente opposte alla stessa domanda: “In quali occasioni è presente il direttore sanitario nella residenza per anziani Casa Caterina?”. Non lo abbiamo ancora capito, nonostante aver trascorso un’intera mattinata a fare domande.

Ciò che appare evidente è che qualcosa accade e non è sempre nel pieno rispetto degli anziani ospiti. E a conferma del nostro presentimento siamo venuti a conoscenza della denuncia fatta da un dipendente e un ex dipendete della struttura. Una preoccupazione tanto plausibile da spingere i Carabinieri del Nas a fiondarsi ad Adelfia nel giro di poche ore, mentre noi eravamo lì a cercare di capire.

Arrivano in 4 per comprendere quale sia la reale situazione nella struttura per anziani di Adelfia, nel Barese. Fanno accertamenti a cominciare dalle 10 del mattino e restano se non altro fin dopo mezzogiorno, quando decidiamo di andare via dopo aver raccolto il solito paio di minacce di querela e una decina di testimonianze: dipendenti, ex dipendenti, l’attuale direttore (stando a quello che ci viene raccontato), l’ex direttore di fatto, il direttore sanitario “facente funzione”, la segretaria e alcuni ospiti.

Alcune delle dichiarazioni sono sconcertanti e traccerebbero uno scenario inquietante, se non altro in attesa di conoscere i risultati dell’accertamento dei Carabinieri del Nas. A quanti non avessero seguito la vicenda, ricordiamo che i Nas erano già stati a Casa Caterina circa un mese fa, ma al netto di qualche prescrizione non era emerso niente di particolarmente grave.

Da un lato la difesa della proprietà, convinta ci sia una macchinazione nei loro confronti costruito da chi rema contro ed è stato licenziato “perché non aveva voglia di lavorare”; dall’altro la denuncia al Nas e il grido d’aiuto e il senso di colpa di tanti dipendenti, in alcuni casi ancora in servizio nella struttura. Ed è proprio uno di questi ultimi a rilasciare le dichiarazioni più forti, quelle che potrebbero costargli caro, persino il lavoro. “Ho l’audio di un’anziana che mi chiede aiuto, non ho fatto niente ed è morta prima che potessi fare qualcosa”. Lo dice in lacrime mentre lo intervistiamo col volto coperto. La paura è tanta.

La cosa più grave, per ammissione dello stesso direttore sanitario, sono gli operatori socio sanitari che si sostituiscono agli infermieri nella somministrazione delle terapie, negli accessi venosi, nelle medicazioni anche particolarmente delicate o nella gestione dei cateteri. E proprio a causa di un catetere maneggiato da un Oss sarebbe deceduto un anziano. Tutti fatti che meritano attenzione.

Senza contare le mani, le gambe e le braccia martoriate da accessi venosi fatti da chi si sarebbe dovuto limitare a spostare, lavare e cambiare gli anziani. I Nas hanno anche controllato il resto delle accuse presenti nella denuncia, arricchita da turni, ordini di servizio, fotografie e altro materiale a supporto. L’ascensore rotto, una porta tagliafuoco fuori uso, estintori non revisionati, dubbi sulla conservazione di attrezzature e medicinali o sulla originalità di alcuni attestati degli Oss in servizio. E poi la mancanza degli infermieri, i turni scoperti, il ruolo del direttore sanitario e altro ancora.

Siamo convinti debba essere fatta chiarezza nel più breve tempo possibile, per il bene di tutti, anche di Peppino, l’anziano sulla sedia a rotelle che ci ha raggiunti al cancello mentre facevamo domande. L’uomo è apparso stremato, insoddisfatto. Non ci risulta sia interdetto e la sua reazione – ha accolto a colpi di stampella in testa gli operatori mandati a recuperarlo – ci ha lasciato molto perplessi, così come il resto del suo discorso. Deve prevalere l’interessare degli ospiti, le beghe amministrative tra nuovi e vecchi componenti della compagine societaria vanno risolte in altre sedi.