Attestati per operatori socio sanitari “falsi” a fronte del pagamento di 3mila euro e 200 di caffè a piacere alla facilitatrice, una oss di Bitonto: scoppia la bufera.

I Carabinieri della locale stazione stanno continuando a raccogliere auto denunce da corsisti delusi, in alcuni casi anche amici della donna finita al centro dello scandalo.

La storia, però, contiene altri elementi, ugualmente interessanti. Uno tra i più controversi è una prassi della facilitatrice: inviare foto e video di pazienti gravemente disabili a terze persone senza l’autorizzazione della struttura per cui lavora e men che meno dei familiari, anche nel caso di minori.

Sia chiaro, nei filmati non si vedono maltrattamenti o atteggiamenti negativi di alcun tipo, ma i disabili sono dati in pasto alla rete senza filtri, senza nascondere i dati sensibili e in qualche occasioni anche nudi o in evidente difficoltà.

Alle nostre domande l’operatrice socio sanitaria si è difesa dicendo che non trova niente di male in questa prassi, seppure ammette di farlo all’oscuro dei familiari dei disabili e di essere stata già redarguita dalla nota struttura per cui lavora.

“Non è colpa mia – dice – se mando i video a titolo dimostrativo quando una persona che conosco mi chiede spiegazioni e poi questi lo sbandierano a loro volta”.

Non sappiamo se l’azienda stia prendendo provvedimenti, ma in tanti ritengono sia necessario fare chiarezza anche su questa prassi oltre che – qualora fosse provata – anche sull’elargizione dei controversi attestati per operatori socio sanitari.

Documenti che, dopo una prima analisi, appaiono “falsi”, come denunciato ai Carabinieri già da una mezza dozzina di persone.