“Per noi incamerare aria è normale ma se manca l’ossigeno a mio figlio o ai malati che ne hanno bisogno, che sono attaccati ad un ventilatore, muoiono. La vita di mio figlio resta sacra, non deve essere abbondonato perché è malato ed è destinato a morire. Ogni vita deve essere rispettata, anche la morte deve essere dignitosa. Non deve mancare mai un briciolo di assistenza”.

Angela e Peppino sono i genitori di Roberto, 31enne affetto da una malattia rara, attaccato ad un ventilatore polmonare da cui prende l’ossigeno che gli consente di vivere.

La storia di questa famiglia, residente a Mola di Bari, ci permette di scavare a fondo nell’inchiesta del Quotidiano Italiano sul problema della reperibilità e disponibilità di ossigeno in Puglia.

“Le sue condizioni sono gravi, la sua malattia ha raggiunto lo stadio 4 ed è l’unico sopravvissuto in Italia – racconta mamma Angela -. Per risparmiare, il servizio sanitario nazionale l’ha spedito a casa quando dovrebbe essere assistito in ospedale, così il peso è tutte sulle spalle della famiglia”.

In casa Angela e Peppino hanno allestito un mini ospedale, le scorte disponibili però sono utili a prestare assistenza solo per un mese. “A noi serve ossigeno perché lo tiene in vita – conclude -. Non sono arrabbiata ma sono letteralmente incazzata. Noi già soffriamo e abbiamo sulle spalle un carico di responsabilità inspiegabile, se qualcuno si è messo nella testa di toglierci anche l’ossigeno dovrà fare i conti con noi”.