L’ultima edizione della festa di San Trifone è stato un attentato scellerato alla sicurezza pubblica, oltre a porre per il sedicesimo anno dubbi inquietanti sulla gestione economica dell’evento. Ma andiamo per gradi. Durante i tre giorni di invasione senza criterio, non sono mancati momenti di tensione e situazioni di grande pericolo. Non parliamo di eventi eccezionali, ma delle conseguenze dovute alla mancanza di controlli delle istituzioni prima sull’attività del Comitato, poi su quanto successo per le vie del paese. Molti dei disagi partono da una prassi abbastanza insolita.

Ad Adelfia non è il Comune a fornire le autorizzazioni agli ambulanti, facendo a monte le verifiche e incassando quindi i soldi dell’occupazione del suolo pubblico. Il beneficiario di quell’obolo è unicamente il Comitato Feste San Trifone. La prassi è regolamentata dalla delibera di Giunta per l’istituzione del Parco Protetto, ente incaricato di gestire le feste di San Trifone e della Madonna della Pietà. Il punto, su cui appare necessario l’intervento della Corte dei Conti, sta nella durata del Parco. La delibera è la 28 del 6 giugno 2001. Viene sancita: “L’Approvazione, in via sperimentale per la durata di un anno, del Regolamento disciplinante per l’istituzione e la gestione del Parco Protetto Feste Patronali S. Trifone e Maria SS. Della Pietà, composto da n.10 articoli, dal n.1 al n.10, che allegato sotto la lettera “B” costituisce parte sostanziale ed integrante del presente provvedimento”. Ad Adelfia l’esperimento, mai prorogato, dura ormai da 17 anni con un cospicuo, seppure presunto, danno erariale.

Mettiamo il caso che ogni ambulante dei circa 1.000 che affollano la festa, paghino quanto i colleghi presenti nelle altre occasioni: c’è da moltiplicare 15 euro per 1.000 e poi moltiplicarlo ulteriormente per 17, il numero di anni di presunti incassi non dovuti, fa 255.000,00 euro. Tutti sanno, però, che essendo un obolo e non una tassa, in tanti pagano più di quei 15 euro. Anche quest’anno, dunque, è andata in scena la regola del maggior incasso possibile, evidentemente non animata dal rispetto del buonsenso o meglio ancora delle più elementari norme di sicurezza.

Fino alla data della istituzione sperimentale del Parco, che prevede pure il coinvolgimento inesistente della Polizia Locale, come succede oggi in altri paesi limitrofi, era il Comune ad incassare i soldi dell’occupazione, facendo preliminarmente il controllo delle licenze e rilasciando le autorizzazioni. Ad Adelfia, invece, non solo i soldi vanno al Comitato, ma il Comune – e quindi tutti i cittadini – oltre a dare un proprio contributo, paga gli straordinari alla Polizia Locale, la pulizia, gli uomini della sicurezza supplementare e tutte le altre incombenze. Solo per l’installazione degli inutili new jersey – tema su cui torneremo – bisognerà prelevare più di 10.000,00 dalle casse pubbliche. E allora quanto ha incassato dall’occupazione selvaggia delle strade di Adelfia il Comitato Feste e come sono stati impiegati quei soldi oltre che per rendere più sfarzosa e pericolosa la festa? Il paradosso della tre giorni in onore del santo patrono sta proprio nel fatto che un piano per la sicurezza esiste, ma non è stato affatto applicato, con buona pace del Prefetto e tutti i filistei.

Bancarelle, gazebo e roulotte sistemate ovunque, ostruivano scivoli per disabili, vie di fuga, accessi vari che, senza contare la moltitudine di abusivi in senso stretto, hanno reso impossibile il transito ai mezzi di soccorso. Pure fare una semplice passeggiata è stata un’impresa apocalittica. Lo spazio era talmente insufficiente da far maledire ogni metro passeggini e carrozzine, come se la festa non fosse roba per anziani, disabili e bambini.

Un esempio su tutti. All’alba di sabato mattina, i dissuasori sistemati su via Vittorio Veneto sono stati eliminati per far posto a un venditore ambulante di panini. Un mezzo di grandi dimensioni da piazzare a ridosso del muro, perché senza quell’intervento la vendita non sarebbe stata possibile per via del poco spazio a disposizione per il transito, persino dei pedoni. Anche quell’ambulante ha pagato appena 15 euro? A dare l’ordine della rimozione sarebbe stato lo stesso il Comitato Feste. La cosa grave – fosse accertata – è che a togliere temporaneamente i dissuasori sarebbero stati alcuni dipendenti comunali. Esiste un’ordinanza del Sindaco? Il Comandante della Polizia Locale è intervenuto? Il piano della sicurezza prevedeva un simile provvedimento per la sosta di un paninaro? E se la risposta dovesse essere affermativa, con quale criterio è stato stilato il piano della sicurezza? Tutto va bene, fino a quando qualcuno non si fa male davvero. E a tal proposito torniamo a parlare dei new jersey.

Come previsto dallo stesso piano della sicurezza, la festa è stata “blindata” con le barriere di cemento. Il problema, però, è che non essendo presidiati, dai varchi c’è stato un gran viavai. I mezzi non sono arrivati a tutta velocità, questo è vero, ma aggirato l’ostacolo sono entrati là dove non avrebbero potuto. Per fortuna nessun terrorista si è affacciato ad Adelfia. E che dire della circonvallazione completamente bloccata, così bloccata da rendere impossibile l’attraversamento delle ambulanze. Una strada di grande scorrimento paralizzata perché a San Trifone ci deve essere spazio per cani e porci. Tutto questo per evitare di portare la festa in paese, magari coinvolgendo anche il quartiere di Canneto. Ma questo sarebbe un sacrilegio. Non sia mai mischiare le razze. La cosa assurda è che la circonvallazione viene bloccata proprio per ragioni di sicurezza solo il giorno 10, come se quello successivo non esista lo stesso problema o le giostre vengano spostate altrove. Il sospetto è che sia un modo per consentire il posteggio a centinaia di ambulanti, bloccando impropriamente la strada.

E proprio sulla circonvallazione sabato de ubriachi sono arrivati alle mani, ma l’ambulanza, dopo aver schiacciato qualche piede e rischiato di investire i pellegrini, è stata bloccata costringendo i soccorritori ad andare a piedi. Soccorritori appiedati soprattutto nel paese, nella maggior parte dei casi sempre per via delle bancarelle messe ovunque e quindi del conseguente affollamento. Quest’anno la festa cadeva nel fine settimana. La pacchia. A proposito di mancati incidenti. La domenica mattina, tanto per citare un episodio vissuto in prima persona, le auto potevano transitare normalmente in mezzo alle giostre, posizionate fuori dalle porte d’ingresso di garage e abitazioni. Mio figlio è stato uno dei bambini che ha rischiato grosso. In quella zona, tanto per aggravare la questione, non c’era nessuno a regolare il traffico. Sistemare le giostre nell’area pubblica nei pressi del ponte tra i due rioni o in qualsiasi altro posto più sensato avrebbe potuto risolvere quest’altro problema, ma poi si sarebbe corso il rischio di rovinare le tradizioni.

L’abusivismo a quanto pare sarebbe stato anche legalizzato alla carlona nei pressi del campo sportivo del paese e negli altri punti di raccolta degli autobus. Dicendo di essere stati inviati dal Comitato Feste, infatti, alcune persone con addosso un gilet catarifrangente, avrebbero chiesto agli autisti dei pullman 20 euro per il parcheggio. Tutto alla luce del sole, fino a quando qualcuno non ha alzato la voce e gli “abusivi” sono stati costretti a sloggiare. E vissero tutti felici e contenti. Cosa sarebbe successo se l’autista di un autobus avesse sporto regolare denuncia per estorsione?

E veniamo alla conclusione di queste assurdità, esprimendo la nostra solidarietà al neo agente forestiero della Polizia Locale, lasciato da solo a presidiare l’area dopo il salvataggio del bambino di tre mesi da parte di un addetto al controllo, uno di quelli della ditta esterna pagata dal Comune e non dal Comitato. L’agente è apparso visibilmente frastornato, tanto da non sapere indicare dove si trovasse quando ha chiesto il supporto dei colleghi. Peccato che il comandante della Polizia Locale di Adelfia, particolarmente dispiaciuto per non aver scritto sul nostro articolo del suo fondamentale intervento in occasione del salvataggio del piccolo, si sia allontanato poco prima alcune persone arrivassero alle mani. Non fosse andato via – certamente per altre incombenze – avrebbe potuto notare come chiunque altro la pericolosa disposizione delle bancarelle in quella zona. A lui chiediamo quante sanzioni siano state elevate dalla Polizia Locale in occasione della festa, durante la quale è stata messa a repentaglio l’incolumità di decine di migliaia di persone. Nel caso non fossero in numero sufficiente in virtù degli evidenti abusi sotto gli occhi di tutti, sarebbe altrettanto interessante conoscere le ragioni per cui si è scelto di far regnare il caos.

In occasione della notizia data venerdì, quella del sequestro delle tre bombe fuorilegge, con multa e denuncia al titolare dell’azienda di fuochi pirotecnici, siamo stati accusati di non voler bene al paese e a San Trifone, di aver rovinato un’impresa avendone citato il nome. Siamo convinti che il nostro amore per Adelfia e tutte le persone che hanno visitato il paese nei giorni del santo patrono sia totale e disinteressato, al contrario di chi ha contribuito a mettere in scena la vergognosa commedia a cui abbiamo assistito, per fortuna non da soli.

Non resta che capire cosa l’Amministrazione comunale guidata da Giuseppe Cosola, che fino all’ultimo momento prima della festa sarebbe stato impegnato in un braccio di ferro con il presidente del Comitato, intenda fare per riportare nell’alveo della legittimità l’organizzazione della Festa di San Trifone, una delle più importanti di tutto il Mezzogiorno.