Affidamento diretto del Comune di Lecce alla Croce Rossa del centro di accoglienza a “Masseria Ghermi”. I riflettori di chi indaga sarebbero direzionati anche sull’operazione ancora in piedi grazie ad alcune proroghe. La deliberazione della Giunta Comunale di Lecce n. 496 del 4 luglio del 2016 presenterebbe alcuni aspetti che andrebbero chiariti, prima di tutto per il buon nome della Croce Rossa e il principio di una leale concorrenza.

La delibera che approva la convenzione per l’assegnazione di Masseria Ghermi come centro  di accoglienza per persone disagiate e migranti, individua come soggetto beneficiario il Comitato Locale Croce Rossa Italiana di Lecce senza un’apparente “solida” motivazione. Il Comune, infatti, a giustificazione dell’assegnazione diretta fa solo riferimento al DLGS 178 del 2012, precisamente all’art. 1. Al comma 6 è previsto  che le Amministrazioni possano “prioritariamente” stipulare convenzioni con la Croce Rossa Italiana.

Il Comune di Lecce, però, ben si è guardato da verificare, sempre alla luce del DLGS 178/12, se il Comitato Regionale C.R.I. Puglia presieduto da Ilaria Decimo, richiedente l’assegnazione, avesse i titoli giuridici per avanzare l’istanza. Leggendo lo Statuto della Croce Rossa Italiana, derivante dall’applicazione del DLGS 178/12, isi nota all’art. 26.1 lettera d), che i Comitati Regionali possono solo “promuovere e svolgere attività a livello regionale”. Da evidenziare, poi, che il DLGS 178/12 ha voluto i Comitati Locali (come Lecce) Associazione Promozione Sociale e, quindi, soggetti giuridici autonomi e di diritto privato.

La prima anomalia starebbe proprio nel fatto che il procedimento sia stato promosso da soggetto non legittimato, questo (forse) per non mettere in imbarazzo l’Amministrazione comunale considerato che, nello stesso giorno in cui il Comitato Regionale Croce Rossa Puglia (21 giugno 2016) a firma del Presidente Ilaria Decimo ha fatto istanza, Loredana De Pascalis (moglie dell’assessore Attilio Monosi) diventava Commissario del Comitato Locale di Lecce. Da sottolineare inoltre, che in modo del tutto casuale, la signora De Pascalis in Monosi, a luglio del 2016 diventava dipendente CRI, proprio con il ruolo di direttore del centro di accoglienza.

A questo punto, tra l’altro, ci chiediamo se l’assessore Monosi non si trovasse in conflitto di interessi”, visto che oltre ad essere presente alla riunione di Giunta del 4 luglio 2016, votava a favore del provvedimento che avrebbe portato un beneficio economico di 78.750 euro all’Associazione diretta dalla moglie.

Tale cifra deriva dalla retta che la Prefettura versa ai gestori dei Centri di Accoglienza Migranti, nel nostro caso Euro 35/migrante/giorno, quindi: Euro 35 x 25 posti x 90 giorni; mentre il Comune si accontenterà di 2,50 euro pro capite/pro die (2,50 x 25 x 90 = 5.625) quale rimborso forfettario per utenze (luce, acqua, telefono) e utilizzo struttura (spese manutenzioni ordinaria e straordinaria dell’immobile). Nel frattempo le cose sono cambiate. Si è passati da 25 migranti a 250, vale a dire 10 volte più di quanto stabilito nella delibera e quindi ovviamente anche gli importi sono cresciuti in proporzione.

Infine, come ben sappiamo, il Codice degli Appalti e Concessioni prevede che le Amministrazioni Pubbliche debbano porre in essere procedure con atti motivati,allo scopo di individuare i soggetti privati beneficiari di contratti/concessioni senza che venga lesa la par condicio dei soggetti interessati. Ma questo sarebbe avvenuto nella approvazione della deliberazione? A detta di molti no.

Nell’atto non si evidenzierebbero i motivi che hanno portato a revocare di fatto alla Comunità Emmanuel ONLUS (precedente gestore della Masseria) l’uso dell’immobile; non ci sarebbe traccia dei motivi della scelta dell’affidamento diretto alla Croce Rossa, evitando di effettuare la ricerca di mercato, magari attingendo dall’albo regionale delle associazioni tdel terzo settore o pubblicando un avviso di manifestazione d’interesse; non ci sarebbe traccia di un procedimento antecedente alla deliberazione, che illustri i motivi dell’individuazione della Croce Rossa Lecce (Associazione Promozione Sociale), a danno di altri soggetti presenti sul territorio ed altrettanto qualificati per svolgere il servizio di accoglienza ai migranti.

Non si comprendono, infine, le ragioni per cui la Giunta comunale con atto formale intimi alla dirigente del Settore Servizi Sociali di “sospendere il procedimento per l’affidamento della struttura fino a nuove determinazioni”. Sospensione che ha causato l’impossibilità di iniziare e concludere un iter pubblico per l’individuazione di un soggetto gestore della struttura, causando la  proroga in favore della Croce Rossa, evitando la conclusione della concessione prevista per il 31 ottobre del 2016.

Anche in attesa di avere queste risposte, sarebbe stato opportuno che la presidente Ilaria Decimo accertasse la propria estraneità ai fatti lontano dalla Croce Rossa. Così non è stato, perché il nostro parere, così come quello dei volontari dell’ente umanitario più glorioso al mondo contano zero.