L’inchiesta sulla discutibile gestione della Sanitaservice, società in house della Asl di Bari, è giunta al giro di boa. Per molti versi vi proponiamo l’articolo più deflagrante: l’ipotesi è quella di falso in atto pubblico in una delibera a firma del direttore generale, Vito Montanaro. Non si tratta di un provvedimento qualunque, ma dell’assegnazione dell’incarico triennale di amministratore unico della Sanitaservice a Pietro D’amico.

Nella delibera 924 del 19 maggio 2016 viene stabilita al primo giugno 2016 la decorrenza dell’incarico. Ma perché D’Amico firma solo il 21 luglio? Secondo quanto riportato proprio nel contratto, il neo direttore “ha comunicato per le vie brevi, ed accettato la nomina dal primo agosto 2016”, quindi ben due mesi dopo la decorrenza dell’incarico prevista dalla delibera del direttore generale della Asl Bari.

I conti non tornano. Secondo alcune indiscrezioni esisterebbe una missiva in cui D’Amico smentirebbe categoricamente un qualsiasi consenso allo slittamento dell’accettazione dell’incarico. A pensarci bene D’Amico, licenziatosi dal precedente posto di lavoro convinto di iniziare il primo giungo, sarebbe deliberatamente rimasto per due mesi senza stipendio e per questo senza poter sostenere la propria famiglia.

Fosse accertata la faccenda, ma sono altre le autorità che potrebbero dimostrare quanto viene ipotizzato, senza troppi giri di parole si sarebbe trattato di falso in atto pubblico. La circostanza curiosa, pura coincidenza ovviamente, è che i due mesi di ritardo corrispondevano esattamente al periodo necessario al sindaco unico della Sanitaservice, Maddalena Pisani, per accumulare i 36 mesi necessari a poter concorrere alla nomina di amministratore unico.

La Pisani, infatti, aveva già svolto un periodo da amministratore alla Multiservizi di Molfetta. Non si tratta più solo di piccoli favoritismi o pressioni per la conservazione di privilegi e prebende ma, se davvero l’ipotesi dovesse trovare riscontro, di una situazione ben più grave.