Man mano che passano i giorni emergono nuovi particolari sulla gestione piramidale del carrozzone Sanitaservice, la società in house della Asl Bari in cui il mondo della politica ed i vertici della sanità barese esercitato tutta la loro influenza. Vi stiamo mostrando tanti piccoli tasselli che, messi insieme, diventano un puzzle a tinte fosche. C’è l’appalto vinto regolarmente dai soci in affari del sindaco ed ex amministratore, Maddalena Pisani, la stessa che si fa accompagnare in aeroporto da un dipendente per non perdere l’aereo personale in partenza per le vacanze.

Non manca la pressione dell’avvocato Luigi Fruscio, responsabile dell’anticorruzione della Asl, per fare in modo che questo o quel dipendente venga o non venga trasferito; vi abbiamo persino detto di come sia stato concesso l’anticipo fuorilegge del TFR alla moglie dell’autista del direttore generale dell’Azienda, Vito Montanaro, a scapito di chi, pur nelle stesse condizioni, non l’ha potuto avere.

Oggi vi raccontiamo di due figure assunte dalla Sanitaservice per svolgere un determinato lavoro, ma poi finite negli uffici ai piani alti dell’ex CTO, proprio a stretto contatto con l’avvocato Fruscio e col direttore Montanaro. Ovviamente i due, uno imparentato con la politica, l’altro amico di un personaggio influente, sono stati messi a fare altro rispetto alle mansioni per cui erano stati assunti.

Risultato? Una causa con la pretesa del passaggio alla mansione superiore e quindi di una maggiorazione della busta paga. Una causa di lavoro che persino i muri sanno come andrà a finire. Sì, ma chi paga? Pagano i cittadini. In Puglia, a Bari, funziona così, perché difficilmente viene chiesto conto a chi amministra di questo genere di scelte. Nel caso di un danno all’Erario, poi, figuriamoci se sarà chiesto ai responsabili di risarcire il denaro mal speso. L’unica speranza in questi casi è un intervento d’ufficio della Corte dei Conti o di altre autorità competenti.

Un aspetto non trascurabile dei due prediletti è rappresentato dal numero di ore di lavoro straordinario a cui sono sottoposti. Pare una trentina al mese, ogni mese. Un fatto che crea centinaia di mal di pancia tra gli altri lavoratori Sanitaservice. Tutto ciò a differenza del diniego al maggiore lavoro presentato agli altri operai del carrozzone, pubblico e per questo con la possibilità di essere spremuto fino all’ultimo euro non proprio. La situazione, mai risolta, era stata già denunciata da alcuni sindacati e dall’ex direttore generale, Pietro D’Amico, sbattuto ingiustamente fuori da Sanitaservice. Nella prossima puntata vi racconteremo anche i retroscena del piano architettato per il suo licenziamento anzitempo.

Sulla base di alcune specifiche linee guida della Regione Puglia, non del Veneto o dell’Emilia Romagna, proprio della Regione Puglia, poi, in caso in cui i direttori generali attribuissero di loro iniziativa mansioni superiori, questi ultimi rischierebbero persino la rimozione in tronco, proprio come successo per altri motivi a Pietro D’Amico.