“I sottoscritti lavoratori chiedono di conoscere per quale motivo nessuna risposta era stata data dalla Regione Puglia alla istanza del 5 settembre 2017, reiterata il 21 novembre 2017 di voltura dell’autorizzazione all’esercizio del Presidio in favore della Mefir srl. Tale soluzione comporterebbe l’immediato trasferimento di tutti i lavoratori alla nuova società e la salvaguardia dei posti dì lavoro”. Breve, conciso e di una chiarezza disarmante.

A Porre la domanda sono una cinquantina di lavoratori del centro di riabilitazione Padre Pio di Capurso, attualmente in gestione alla deaccreditata GMS. La domanda, contenuta in una lettera ufficiale, intende arrivare alla verità sulla storiaccia del centro Padre Pio. Dichiarazioni, anche ufficiali, di importanti rappresentanti delle istituzioni, spesso collimano con atti, decreti e leggi regionali.

La richiesta di chiarimento arriva alla vigilia della riunione della Task force regionale sul lavoro, rinviata l’altro giorno dopo la pubblicazione di un nostro articolo sull’acquisizione della struttura ex Padre Pio di Adelfia da parte del CON.SSI. di Foggia, che ha scritto una lettera d’intenti a Regione, Asl di Bari oltre che a tutti i soggetti interessati. I dipendenti, così come aveva fatto l’ingegner Lucio Pellicani, amministratore della GMS, accusata di non pagare regolarmente gli stipendi e per questo aveva venduto il ramo d’azienda alla società Mefir, chiedono di sapere perché la questione non è stata chiusa prima.

La GMS è stato costretta a ricorrere al Tar, al Consiglio di Stato e sta persino decidendo di rivolgersi alla Procura della Repubblica. I dipendenti, inseriti senza ragione nel bando pubblico di affidamento dei servizi del centro Padre Pio, ci hanno messo la faccia. Chissà che questo non serva a risolvere la querelle, in attesa di una soluzione definitiva nel pieno rispetto della legge.