Domenico Ardino è un imprenditore caparbio, non si è arresto alla crisi del divano che ha affossato tutta la Murgia. Con la sua piattaforma di e-commerce sta facendo affari sul web vendendo divani. Ardino è anche giovane, con un’ottima conoscenza del suo territorio e di internet. Da qualche tempo, mettendosi in gioco in prima persona, sta conducendo una colossale inchiesta per dimostrare come il Distretto pugliese del legno e arredo sia un bluff.

“Un’opportunità per pochi – dice – mentre decine di imprenditori muoiono, scappano da Altamura o si riducono a lavorare in un garage”. Ci siamo fatti raccontare la sua storia assurda andando a incontrare gli imprenditori, guardando come si è impoverita la patria del mobile imbottito, la sua zona industriale.

Dopo tanto navigare su Google, Ardino scopre che la sede del Distretto, uno dei 18 in Puglia, è presso Confindustria. Prepara la domanda di iscrizione, ma arrivato sul posto, alla reception gli dicono che si tengono solo un paio di incontri all’anno, che il ruolo dell’ente è di fatto quello di prestare una sala per le riunioni. L’imprenditore decide di sollevare un polverone. Chiama il direttore di Telenorba, Vincenzo Magistà, che gli promette di richiamarlo dopo una prima verifica.

“Qualche minuto dopo il telefono squilla – racconta Ardino – ma l’interlocutore era la dottoressa Adriana Agrimi, responsabile del settore per la Regione Puglia. Una chiamata a tre, perché in collegamento c’era anche l’allora presidente del distretto, Nicola Mele, pressoché sconosciuto agli imprenditori del settore”. La telefonata è apparentemente  risolutiva. Ardino non solo viene iscritto al Distretto, ma inserito nel comitato direttivo con una funzione tecnica.

Dopo due incontri, senza le 114 imprese che risultano iscritte al Distretto, capisce che non ricaverà niente di positivo per gli imprenditori del salotto e allora prova a mettere in piedi un Distretto “suo”. Trova 54 aziende disposte a costruire il percorso insieme, ma la sua richiesta viene rigettata. “Non avevo la sottoscrizione di associazioni di categoria e sindacati – spiega Ardino – seppure li ho contattati tutti, sentendomi rispondere che avrei dovuto assicurare almeno mille dipendenti per poter mettere in piedi la cosa”.

Tramontata l’ipotesi, nella testa di Ardino si accende una lampadina. Come previsto dal regolamento dei distretti, mette insieme due quinti degli iscritti e si fa eleggere presidente di quello del legno e arredo, mentre ancora era iscritto nel comitato tecnico della “vecchia gestione”. “Una votazione regolare – continua nella spiegazione dell’assurda vicenda – tanto che la Regione prende atto del cambio al vertice”. Il vero problema è che nonostante l’elezione, Ardino continua a non essere coinvolto nei pochi processi decisionali. In altre parole la costosissima partecipazione a fiere ed eventi in tutto il mondo.

“Il sito internet del distretto è irraggiungibile – incalza – delle 114 aziende iscritte, solo una decina sono attualmente in attività, compresa la Natuzzi, dalla quale sono stato minacciato di querela se avessi continuato a chiedere che intenzioni avessero rispetto alla volontà di restare iscritti al Distretto. In pochi continuano a partecipare agli eventi pagati coi soldi di tutti, allestire e smontare stand progettati da architetti non pugliesi, mentre altri piccoli e medi imprenditori come Daniele Dirienzo stanno per chiudere l’attività”.

Proprio così, gli altri imprenditori, per esempio quelli che svendono a 40 euro lo scheletro di un divano a tre posti, non sanno neppure dell’esistenza del Distretto del legno e arredo, che per la verità include anche chi produce porte e finestre. Il paradosso è contenuto in questa storia. “Da membro del comitato tecnico – rilancia Ardino – con una mia azienda ho presentato un concept per partecipare ad una fiera. La mia domanda è stata rifiutata con la scusa che proprio il comitato tecnico non l’avesse ritenuta inerente all’esposizione. Non ne ho mai saputo niente neppure in quel caso”.

Il giro di soldi dietro ogni evento sarebbe considerevole. “Ogni partecipazione costa tra i 200mila e i 300mila euro, parliamo di circa 2 o 3 milioni annui – precisa Ardino -. Con una piattaforma internet da 150mila euro si potrebbero fare grandi risultati. Certo, non cambieremmo l’economia del Distretto del legno e arredo, ma consentiremmo a più imprenditori di aderire e trarne benefici. Invece succede che imprenditori esteri abbiano già costruito simili piattaforme di e-commerce in cinque lingue e fatturino 200 milioni di sterline vendendo online pezzi prodotti sulla Murgia”.

Trovasse riscontri, oltre quelli impressi nero su bianco nei documenti accumulati negli anni da Ardino, si tratterebbe di una storia da approfondire in altre sedi. Per sapere qualcosa in più sulla vicenda ci siamo rivolti a Nicola Palasciano, titolare della Nicoline, sempre ad Altamura, insieme a Santeramo cuore delle aziende del Distretto pugliese. Dalle carte recuperabili in rete abbiamo scoperto che Palasciano è il responsabile della formazione.  Abbiamo lasciato il nostro numero di telefono a chi ci ha educatamente risposto al citofono, dicendoci che non sarebbe stato possibile incontrare il proprietario dell’azienda.

Finora non siamo stati ricontattati. Ardino chiede un incontro alla Regione, la possibilità di far sedere attorno a un tavolo tecnico gli addetti ai lavori. Tutti gli addetti ai lavori, non solo alcuni privilegiati. La prima cosa da fare potrebbe essere quella di aggiornare il sito internet, magari inserendo i nomi di chi realmente aderisce al Distretto, cosa fa in quest’ambito, a quante manifestazioni ha partecipato, quali sono gli eventi in programma, quanto si spende, chi trae gli utili del business, oltre che regolarizzare la posizione di Domenico Ardino, presidente senza presidenza.