“… Vitto’ preparati che la cosa non è semplice …”. A parlare è Vincenzo Gentile, per dieci anni assessore al Comune di Noci, fratello del vicesindaco in carica. Vitto’, invece, è Vittorio Lippolis, anche lui ex assessore, dimessosi e poi arrestato proprio in seguito allo scandalo sulla truffa per la ristrutturazione del complesso di Sant’Anna, casa di riposo per anziani di proprietà dell’ente ecclesiastico Figlie di Sant’Anna.

Gentile, secondo quanto si apprende dall’incartamento, che a sentire lui non gli sarebbe ancora stato notificato, è il commercialista dell’azienda di Lippolis, la LI.PA. Sas., quella attraverso cui l’arrestato avrebbe fatto transitare i soldi maggiormente fatturati per i lavori di ristrutturazione avvenuti con fondi comunitari attraverso la presentazione di un progetto alla Regione Puglia.

E a Gentile che Lippolis si rivolge per sapere come avrebbe dovuto comportarsi con la Guardia di Finanza. Gentile è abbastanza categorico, quasi come se la frittata fosse fatta: “Ormai non puoi fare niente, quello che sta, sta!”. E di carte, documenti, fatture per consulenze farlocche i finanzieri ne avrebbero trovate un bel po’, anche nello studio che fa capo allo stesso Gentile, dove il 7 dicembre del 2016 viene recuperata la pendrive da cui si rileverebbe che Lippolis aveva chiesto alla responsabile pro-tempore dell’Istituto Figlie di Sant’Anna la disponibilità di un immobile sito a Bari al fine di ottenere ulteriori finanziamenti pubblici per realizzare alloggi destinati a studenti universitari.

Il magistrato sottolinea come dalle indagini siano emersi fatti gravi, che denotano pericolosità da parte di tutti gli indagati, desumibile dalla modalità delle singole condotte che hanno evidenziato una grande professionalità nel pianificare, organizzare e gestire, sia pure a diversi livelli e con compiti separati, l’articolata truffa posta in essere. Gentile è un punto di riferimento per Lippolis. È a lui che l’ex assessore chiede cosa avrebbe dovuto dire ai verbalizzanti, ovvero ai finanzieri della Guardia di Finanza che stavano procedendo agli accertamenti. Il commercialista suggerisce di dire: “… che hai fatto quel tipo di attività, di consulenza …”.

Il nocciolo della questione sono proprio le consulenze, il perno del raggiro a detta di chi ha certificato il lavoro certosino degli investigatori. Consulenze fittizie confermate dall’imprenditore Daniele Maggipinto, al quale Lippolis ha provato a far firmare un accordo che sancisse in maniera postuma all’accertamento contabile il rapporto di collaborazione tra i due e quindi giustificasse le fatture per le consulenze. A proposito del contratto, Maggipinto dice in un interrogatorio di riconoscere il contratto esibitogli dai finanzieri come quello già consegnato loro a metà novembre del 2016.

La cosa grave, a sentire Maggipinto, è che pur non avendolo mai firmato, su quel contratto appare la sua firma, che disconosce in maniera assoluta. “In quel periodo Lippolis mi chiedeva anche documentazione relativa al controllo che io avevo ricevuto poiché doveva farla visionare da Vincenzo, ossia il suo consulente… “.

Vincenzo, il commercialista Gentile, a quanto pare sarebbe stato anche l’artefice di alcune telefonate ad un uomo della tenenza della Guardia di Finanza di Putignano, nel tentativo di sapere in anticipo notizie sui controlli e sulle indagini. Una storia particolarmente complessa, che certamente riserverà altri sviluppi. Restiamo ovviamente a disposizione del commercialista Vincenzo Gentile e di chiunque altro è rimasto coinvolto in questa vicenda per raccogliere chiarimenti e precisazioni.