Nessuno è rimasto particolarmente sorpreso dall’arresto dell’ex assessore Vittorio Lippolis, del del resto le voci sull’imminente operazione della Guardia di Finanza negli ultimi tempi s’erano fatte più insistenti. Ciò che avevamo scoperto mesi fa ha trovato pieno riscontro nella dettagliatissima ordinanza di applicazione di misura cautelare e di sequestro preventivo firmata dal Gip Giovanni Anglana.

Lippolis, a quanto si legge, sarebbe stato l’ideatore e fautore del raggiro, ma esisterebbero complicità più ampie per il compimento della truffa, che ha portato ad iscrivere 16 persone fisiche, una società e l’istituto religioso nel registro degli indagati. Tutti i nodi tornano al pettine, comprese le riunioni e le cene con la squadra cittadina di pallamano nel ristrutturato complesso di Sant’Anna. Simposi aperti a imprenditori e politici locali, alcuni dei quali finiti nei guai.

Dalle carte emerge che l’ex assessore Lippolis, in qualità di referente del progetto di ristrutturazione dell’attuale casa di riposo presso la Regione Puglia, nonché persona incaricata ad espletare l’iter burocratico del finanziamento per contro dell’Istituto Figlie di Sant’Anna, utilizzasse anche la società di pallamano per riciclare i soldi delle fatture gonfiate. Società sportiva di cui lo stesso Lippolis faceva parte. Per quanto riguarda i “rientri” mascherati dalle fatture per operazioni inesistenti emesse dalla LL.PA. Sas e dalla Pallamano Noci 2013 ASD, l’importo è stato calcolato con precisione nella somma di 263.696, 50 euro, pari all’ammontare delle fatture stesse. Questo spiega apparentemente il miglior tenore di vita mostrato da Lippolis all’indomani dell’approvazione del progetto da 3 milioni di euro per la ristrutturazione di Sant’Anna.

Uno degli imprenditori indagato per la truffa, un perno fondamentale dell’inchiesta, ha inoltre dichiarato che “successivamente all’accredito dei bonifici ricevuti dall’Istituto Figlie di Sant’Anna prelevava il denaro contante, che restituiva nelle mani di Vittorio Lippolis. E sempre lo stesso imprenditore dice anche di aver personalmente accompagnato Lippolis nella sede di Bari Vecchia dell’Istituto religioso per consegnare buste piene di soldi. Almeno due gli episodi.

Alla luce dell’ordinanza e del suo contenuto, dunque, capiamo anche perché la madre superiora dell’Istituto ecclesiastico romano, in via della Merulana, non voleva rilasciare dichiarazioni quando l’abbiamo interpellata. Secondo il giudice, Rita Palmira Caiaffa “sottoscriveva la documentazione atta ad ottenere il finanziamento regionale nella consapevolezza della non veridicità dei costi sostenuti per il restauro/ammodernamento del suddetto immobile di proprietà dell’Istituto”. Pare, infatti, che il restauro fosse andato tanto bene da pensare di restaurare anche altre sedi.

Dalle carte, inoltre, emerge un altro aspetto inquietante, che metterebbe in discussione la tenuta dell’amministrazione comunale. Lippolis era un assessore, seppure ai tempi in cui maturava la truffa, quindi esponente della giunta Nisi. Sempre a leggere l’ordinanza, sembrerebbe proprio che, allora come adesso, qualcuno attualmente in carica in ruoli amministrativi sapesse ciò che Lippolis aveva architettato.

I NOMI DEGLI INDAGATI – Rita Palmira Caiaffa, Massimo Calicchio, Rocco Colucci, Pierangelo Della Corte, Giacinto De Marco, Andrea Fasanelli, Franco Garritano, Alessandro Gentile, il commercialista Paolo Vincenzo Gentile (fratello dell’attuale vicesindaco Marino Gentile ed ex assessore al comune di Noci dal 2003 al 2013 nelle due giunte dell’ex Sindaco Piero Liuzzi attualmente senatore), Lippolis Vittorio, Domenica Loperfido, Daniele Maggipinto, Maurizio Palazzese, Roccangelo Pantaleo, Celia Maria Parente Portela, Orazio Salatino, LI.PA. di Lippolis Vittorio Sas, Istituto ecclesiastico Figlie di Sant’Anna.