-Continua la roulette russa dell’infarto nel territorio della murgia. La mancanza dell’Emodinamica all’ospedale Perinei è il perno attorno a cui ruotano non solo le recenti testimonianze dei due infartuati di Altamura e Gravina, ma tante altre storie che non siamo in grado di raccontarvi. L’ultimo miracoltato del quale siamo venuti a conoscenza ha 85 anni. Venerdì scorso, intorno alle 8.15, la Centrale Operativa di 118 assegna un codice rosso all’ambulanza medicalizzata di Gravina, destinata all’ospedale Perinei dove c’è un paziente con infarto acuto del cuore.
L’uomo, un 85enne, deve essere sottoposto a coronarografia ed angioplastica, ma non può farlo all’ospedale della Mugia perché manca l’Emodinamica. A trasportare gli infartuati negli ospedali baresi o al Miulli di Acquaviva sono i medici del 118 e non quelli stessi del Perinei, pur dotato delle ambulanze necessarie. Tutto ciò è previsto da ad un protocollo, cosiddetto IMA-SCA affidato al 118 per accorciare – si fa per dire – i tempi dell’intervento salvavita.
LA GESTIONE DEL CASO – Al paziente, però, sarebbe accaduto qualcosa che ha dell’incredibile. Poco prima delle 6.10 del mattino, la stessa Centrale Operativa del 118 chiama l’ambulanza non medicalizzata “India” di Altamura; assegna un codice giallo per dolore toracico in cardiopatico, decidendo di non inviare contemporaneamente l’automedica in quel momento libera. Giunto a casa del paziente, l’infermiere nota lo stato di sofferenza dell’anziano, che vive da solo, ma pur  accusando un forte dolore al petto è riuscito a chiamare il 118.
Come da prassi viene effettuato un elettrocardiogramma e il referto della telecardiologia mette in evidenza alterazioni ischemiche del tipo non-stemi, ma considerato che non ci sono ulteriori chiamate tra la telecardiologia e la Centrale del 118 e che l’infermiere non riceve indicazioni diverse, il paziente vene trasportato al Perinei in codice giallo, dove giunge inttorno alle 6.55.
Il quadro clinico ed elettrocardiografico chiaramente pegiora durante la permanenza al pronto soccorso e alle 8.15, a causa dell’evoluzione infartuale dell’ischemia, viene chiamata la “Mike” (ambulanza medicalizzata) di Gravina. Il paziente giungerà un’ora dopo in Emodinamica al Miulli. Dopo anni di racconti sul 118 e sulla sua gestione sempre più caotica, crediamo di aver acquisito se non altro l’esperienza per porci domande legittime. In questo periodo particolarmente caldo per il sistema di emergenza-urgenza barese, ci permettiamo di ipotizzare che forse alcune rimostranze degli operatori sanitari, pesantemente e indiscriminatamente infangati dal loro stesso coordinatore, potrebbero trovare comprensione in cosiderazione di casi gestiti in questo modo.
I QUESITI – Perché inviare un infermiere non dotato di protocolli operativi su quello che di solito è un codice rosso (dolore toracico in cardiopatico)? Perché lasciare l’automedica a riposo e non inviarla neanche dopo l’ecg sul posto per la valutazione dal caso e l’inizio della terapia? Perché perdere tempo prezioso e non portare il paziente in prima battuta al Miulli se si trattava di una SCA e di un’ischemia? Perché aspettare che il quadro peggiorasse per poi richiamare il 118 al Perinei e privare il territorio di Gravina per almeno due ore dell’ambulanza? Come deve comportarsi un infermiere in questo caso, facendo il meglio per il paziente? Quanto costa tutto questo in termini di rischio e di spesa? Ma soprattutto perché non attivare finalmente l’emodinamica del Perinei e porre fine ai viaggi della speranza e alle fughe dei malati di cuore acuti e cronici verso altre strutture ospedaliere? Quanti cardiopatici vanno a Matera, Acquaviva o Bari per controlli coronarografici e aritmologici? Chi sarà il prossimo miracolato?
LA PROTESTA – In attesa che la politica prenda atto di quanto diciamo da tempo, il prossimo 3 dicembre la comunità murgiana sta organizzando una manifestazione di protesta per rivendicare il proprio diritto alle cure urgenti ed efficaci.