Da due giorni nello stabilimento Bosch di Bari gira una lettera patrocinata dall’azienda, seppure in apparenza promossa da un ipotetico gruppo di lavoratori, che ha scatenato le ire e lo sdegno dei sindacati. In parole poverissime, la Bosch di Bari è destinata ad una lenta chiusura nel caso in cui i lavoratori non accettino di passare i prossimi cinque anni a tirare la cinghia, arrivando a lasciare fino a 400 euro in busta paga, rinunciando al contratto nazionale di lavoro e quindi a qualsiasi diritto.

L’accordo, infatti, prevede di arrivare a 30 ore di lavoro settimanali negli ultimi due anni, con una riduzione graduale fin dal 2018. In caso contrario si può sempre accettare di levarsi dalle scatole volontariamente in cambio di una buonuscita di circa 160mila euro. Il caso Bosch Bari è finito a Roma, diventando di interesse nazionale. Ministero e Regione Puglia avrebbero fatto capire ai vertici dello stabilimento barese che i soldi pubblici sono finiti e che, in caso di licenziamenti potrebbe essere chiesto conto di quanto percepito finora. Fiumi di soldi.

Così l’azienda ha giocato il jolly, con la petizione e la newsletter cartacea. Si fa leva sulla necessità dei circa 2mila dipendenti di portare lo stipendio a casa. La newsletter spiega nel dettaglio, come da noi anticipato, cosa succederebbe nei prossimi 5 anni. Tradotto in poche parole: l’annullamento totale di qualunque diritto conquistato dai lavoratori finora. Sulla faccenda si sono espressi anche i sindacati, sempre per iscritto. La Fiom e la Uilm, con un comunicato congiunto, si sono rivolti agli operai che hanno aderito in massa all’ultimo sciopero, a non firmare la petizione.

La situazione è particolarmente complessa, pare siano volate anche minacce pesanti nei confronti di qualche rsu. Bosch finora ha spremuto il limone senza risparmiarsi, abbeverandosi fino all’ultima goccia alla fonte dei contributi pugglici e degli ammortizzatori sociali. L’unico impegno di Bosch, solo a parole, è per ora quello di diversificare la produzione dello stabilimento barese, abbandonando progressivamente la fabbricazione delle vecchie pompe diesel. Niente di scritto, nessun piano industriale. Le chiacchiere, si sa, le porta via il vento. C’è da scommettere su un autunno rovente e un nuovo anno ancora più incandescente.