La fotografia di quanto sta succedendo ad Emofilia del Policlinico, dopo il blitz di Guardia di Fiananza e Carabinieri del Nas, è raccontato sul monitor delle prenotazioni nel reparto. Lo scatto è stato fatto a fine giornata venerdì scorso: 16 visite, 63 provette consegnate e 149 prelievi effettuati. Certo, tra quei 63 c’è anche chi ha lasciato più di un campione, ma rispetto ai numeri registrati in passato è tutta un’altra storia.

A fine febbraio, per esempio, le persone che consegnavano le provette non superavano la ventina, mentre a fare prelievi in reparto non c’rano più di 90 utenti. Novanta, esattamente come la paura di andare a fare prestazioni in nero che adesso hanno molti infermieri, anche quelli non più in servizio, timorosi di perdere la pensione.

Il fenomeno è particolarmente diffuso, non ci sono più dubbi. In fila per consegnare le provette coi prelievi, in mezzo ai pazienti o i loro parenti, adesso ci sono anche gli infermieri. Sarebbe il frutto di una disposizione ufficiale, così come quella di dover dichiarare il nome di chi consegna i campioni.

Intanto, dopo l’acquisizione del video originale con la richiesta dei 20 euro da parte di un’infermiera, proprio nella sala d’attesa del reparto di Emofilia, a quanto pare risalente all’estate del 2015, l’inchiesta continua e promette nuovi sviluppi, con il coinvolgimento di altre persone. La necessità che tanta gente ha di un prelievo a domicilio è forte. Come dichiarato da Saverio Andreula, presidente del Collegio infermieri Ipasvi di Bari. Bisogna mettersi attorno a un tavolo per assicurare un servizio regolato da un protocollo, ugualmente a quando succede in altre regioni italiane. Sulla questione avevamo sentito anche il segretario territoriale della FSI, Francesco Balducci, anche lui convinto della necessità di un intervento tempestivo per dare risposte alle tante richieste dell’utenza.