“Non ci possiamo muovere da qui”. Non riesco a togliermi dalla testa la risposta del caporale dell’Esercito impegnanto nel presidio “Strade sicure” sulla barese piazza Umberto. Ero andato a restituire l’hashish comprato un’ora e mezza prima nella stessa piazza, di fronte a quel presidio. Niente di personale contro nessuno dei singoli agenti e militari sistemati a fare le belle statuine, un po’ come gli spaventapasseri fanno nei campi. Personale spesso sprovvisto di mezzi adeguati, persino della benzina.

A distanza di tre mesi, in piazza Umberto non è cambiato assolutamente niente. Il conciliabolo di Carabinieri, Esercito e Polizia resta al suo posto, proprio come alcuni pusher, soprattutto africani – a quanto pare sotto il controllo dei clan locali – continuano a vendere la loro mercanzia, piantati nella zona delle giostrine. Un bazar fornitissimo, dove si può acquistare eroina, cocaina, hashish e marijuana.

Il degrado della piazza dopo il nostro intervento diventò un caso nazionale, finendo anche per essere rimbalzato su Striscia la Notizia. Iniziale indignazione, piazza Umberto passata al setaccio, ci furono almeno un paio di incursioni delle forze dell’ordine poi, però, tutto è ritornato come prima. Da un lato Polizia, Carabinieri ed Esercito a presidiare la zona in cui, dall’altro lato, gli spacciatori continuano a lavorare a pieno ritmo.

La percezione di sicurezza da parte dei cittadini è sempre ai minimi termini. Sono proprio loro a non smettere di segnalare il paradosso. Noi facciamo solo da megafono, spesso vivendo sulla nostra pelle le conseguenze di quel presidio.