Per dis-organizzare meglio il 118 barese, il coordinatore Antonio Dibello e il referente d’Area Giampiero Sorace, si sono inventati la “reperibilità su turno scoperto”. Cerchiamo di spiegare meglio. Il reperibile solitamente entra in servizio quando un collega ha un malore o un’esigenza improvvisa, non certo se chi fa i turni sa già che dalle 8 del mattino alle 20 di sera, per esempio in un Punto di Primo Intervento Territoriale, la casella nel foglio dei turni è vacante.

Dalla padella alla brace, soprattutto se si considera che al medico in questione è stato impedito di avere un solo giorno di riposo in tutto il mese di gennaio. Sì, perché se non è già stato messo a riempire il foglio dei turni, anche nello spazio riservato ai giorni festivi, gli è stata appunto affidata la reperibilità su turno scoperto. Praticamente la stessa cosa. Con tutto il rispetto per un metalmeccanico, non si tratta di stare alla catena di montaggio, ma di un lavoro che richiede lucidità e tempismo, perché in ballo c’è la vita della gente

Elementi che in questo modo vanno a farsi benedire. La denuncia inviata dal dottore ai vertici della Asl di Bari e ai colleghi sindacalisti, che in più occasioni hanno pure loro criticato la gestione del 118 barese, minacciando di ricorrere alla Procura della Repubblica, conferma quanto detto in altre puntate di questa saga tragicomica.

Se non sei del cerchio magico, tanto da contare sulla possibilità di straordinari a iosa, circostanza su cui indaga la Guardia di Finanza, non puoi che essere punito in ogni modo, anche con iniziative come questa. La cosa assurda, però, è che il primo foglio dei turni fatto recapitare al medico infuriato portava la sola firma del solo referente d’Area. Probabilmente confidando nel buon senso del coordinatore Dibello, il dottore punito ha chiesto anche la sua firma su quel disastro lavorativo.

L’effetto, però, è stato sorprendente. Il coordinatore Dibello al posto di far notare l’eresia e porre rimedio, ha mandato al medico un nuovo foglio dei turni firmato da lui e senza alcuna modifica. La cosa triste è che simili denunce sono già arrivate più volte sulle scrivanie dei vertici della Asl, ma nessuno sembra volersene interessare, probabilmente timoroso di rompere il giocattolo che qualcuno ha costruito per una gestione ad hoc del sistema di emergenza-urgenza.

Non fossero, a vario titolo, già insorti Smi, Cgil, Fials, Usppi, Cisl, Fimmg, Uil, Fsi, probabilmente potremmo sembrare dei folli solitari che si accaniscono contro qualcuno che cerca di gestire una macchina complicata perché piena di variabili. L’dea di essere in ottima compagnia a sostenere la necessità di un cambio radicale di uomini e rotta al 118 ci consola, ma non rende giustizia ai tanti protagonisti come quello di quest’ultimo caso, che come unica rivendicazione hanno quella di lavorare in santa pace, senza dover subire continue pressioni e vessazioni solo per aver deciso di non essere amici del giaguaro.