È vero che secondo quanto previsto dal Piano di riordino ospedaliero pare che i Punti di primo intervento, gli ex pronto soccorso per intenderci, dovranno essere chiusi, ma ciò che sta accadendo a Giovinazzo ha dell’incredibile. L’avveniristico e discusso sistema della telecardiologia è in tilt dal 20 dicembre scorso e nessuno sente la necessità di intervenire, nemmeno di rispondere a una semplice domanda.

“Nome utente e/o password errata” diceva il messaggio sul tablet, nonostante l’utente fosse lo stesso di sempre come la password inserita. A quel punto, come si fa quando il telefonino va in tilt, si chiama il proprio operatore di riferimento. In questo caso la Telecardiologia. Risposta? “Apriamo un evento”, che vuol dire risolviamo il problema.

Il fatto preoccupante è che quell’evento non si è ancora chiuso. Non si tratta infatti dell’impossibilità di fare una telefonata, ma di poter eseguire in tempo reale un elettrocardiogramma su pazienti con un sospetto problema cardiaco, magari con un infarto in corso. Nei giori seguenti al primo episodio, i quattro medici in servizio nell’ex pronto soccorso hanno inviato fax, tentato di parlare al telefono con un tecnico, provato a capire se il problema dovesse essere risolto dal Coordinamento del 118, dalla Centrale operativa del servizio di emergenza-urgenza, oppure dagli esperti della telecardiologia.

In risposta mezze frasi e scarica barili, fino a quando i medici hanno preso carta e penna e scritto ai loro vertici azientali, direttore generale della Asl di Bari compreso. Detta in parole povere suona più o meno così: non siamo responsabili di eventuali disagi o danni arrecati dal mancato utilizzo della telecardiologia. Sì, perché fin quando è stato possibile, i medici dell’ex pronto soccorso hanno chiamato il 118 e l’elettrocardiogramma lo hanno fanno i colleghi dell’ambulanza.

In questo periodo di feste, però, il 118 è spesso fuori zona e quindi i medici del punto di primo intervento mandano i pazienti a Molfetta, con un’inaccettabile perdita di tempo, soprattutto quando il caso è grave. Insomma, s’investe in tecnologia, tra l’altro in maniera dubbia considerate le inchieste aperte dalle Procure di Bari e Taranto, ma per risolvere un vitale problema tecnico passano otto giorni, senza neppure sapere chi debba intervenire. Complimenti, davvero complimenti.