Il racconto che presidenti e delegati ci hanno fatto della kermesse di sabato scorso è abbastanza univoco e narra di un’inutile passeggiata romana: le solite cose, dette e ridette ma in un clima tendenzialmente freddo rivolto ad un palco che non ha saputo dare tutte le risposte che i presidenti dei Comitati Cri di tutt’Italia chiedevano. Come avevamo previsto è stata un’esibizione artistica di rilievo, quella di Francesco Rocca. Lui sul palco, accompagnato dal suo strumento preferito: lo “scivolino”.

L’argomento sul quale è scivolato meglio di tutti, glissando con una perfetta esse i dubbi dei presidenti, è stato il bilancio preventivo 2016. Noi lo avevamo annunciato, conosciamo bene il nostro amico, anzi amicone, il battutista da social network più amato d’Italia. Non è concepibile che una “cosa” nata ben 10 mesi or sono non possa dotarsi dello strumento contabile di base, e cioè un prospetto che indichi, in via approssimativa, quali siano i costi che si immagina di dover sostenere nell’anno che viene, dove incentrare i pagamenti ma soprattutto da quali risorse attingere per far fronte alle proprie obbligazioni, che poi sono quelle che lui stesso assume non in nome proprio ma per conto degli oltre 160mila soci italiani.

Se è vero che non esistono i vincoli di contabilità pubblica che prima, sempre secondo il menestrello di via Toscana, stringevano e costringevano la sua illuminata azione umanitaria, anche il semplicissimo Codice Civile italiano ci può raccontare come in mancanza di un’approvazione preventiva nessuna spesa possa essere erogata, a meno che non rivesta caratteri di indifferibilità e di urgenza. È anche vero che ormai tra Ente Strumentale ed Associazione si vive alla giornata, in un clima di promiscuità che potrebbe avere divertenti risvolti erotici se la situazione, specialmente in relazione ai mancati pagamenti dovuti ai dipendenti, non rasentasse il dramma sociale.

Comunque il nostro leader ha svicolato dal problema con un alzatina di spalle, come se un ritardo di quasi undici mesi nel presentare il documento fondamentale della vita associativa fosse una delle sue innumerevoli e famose barzellette. E la cosa è stata anche divertente, proprio quando, nel tentativo di metterci una pezza, ha dato la colpa del ritardo alla mancata trasmissione dei dati contabili che l’Associazione doveva ricevere dall’Ente Strumentale, celando all’assemblea di assonnati e distratti presidenti che il capo dell’Ente Strumentale è lui.

Per tradurla in parole povere, si è verificato il paradossale caso che Francesco Rocca, capo dell’Ente Strumentale, non ha inviato nei termini a Francesco Rocca, capo dell’Associazione della Cri, i dati contabili affinché Francesco Rocca, capo della Cri, potesse elaborare il suo bilancio preventivo e potesse sottoporre all’assemblea dei presidenti l’approvazione di questo importante documento. Con un ritardo di undici mesi su dodici abbiamo il sentore che i presidenti, assonnati o meno, il documento non lo vedranno più.

Il nostro Zelig cambia quindi aspetto a seconda delle circostanze e dando la colpa a se stesso, ma con l’altro vestito addosso, ha evitato di sottoporre al voto l’unica delibera che, se respinta, avrebbe potuto creare conseguenze al suo mandato. Non abbiamo la pazienza di sapere cosa Francesco Rocca capo dell’Ente Strumentale risponderà alle accuse di lentezza di Francesco Rocca presidente della Cri. Ci diverte sapere che se son rose fioriranno, e attendiamo, anche qui ormai senza pazienza né speranza, che il “pagnottella” rimuova il segreto di stato dal suo contratto e da quello delle sue dirette assistenti.

Noi sappiamo di quali cifre si tratta, siamo documentati come su tante altre faccende e parliamo sempre a ragion veduta, ma ci stupisce come un personaggio sempre controcorrente come Flavio Ronzi abbia pudore a far leggere ai volontari una cosa che riguarda forse proprio più i volontari che lui stesso. Ma si sa, quando si tratta di soldi o come diceva qualcuno: “quando si toccano gli affetti più cari”, anche l’elefante si spaventa davanti al topino. A noi piacerebbe, e lo diciamo da sempre, che l’opacità che circonda questa meravigliosa associazione, si dissolvesse come per magia e che la trasparenza, tanto decantata, diventasse l’ottavo principio di Croce Rossa. Chiediamo troppo? A nostro avviso proprio no.