È una Croce Rossa senza freni, lanciata nella folle corsa al business, quella che ospita a Cagliari alcuni migranti minorenni al di fuori da ogni regola. Mentre la normativa nazionale parla di appartamenti nei quali far stare i profughi, specialmente i minorenni, Fernanda Loche, presidente dei volontari cagliaritani, deve aver fiutato il business ed ha messo a disposizione della Prefettura del capoluogo della Sardegna la sala riunioni del Comitato Cri.

Il Ministero degli Interni offre 45 euro al giorno per ogni minore ospitato, ma chiede che le strutture siano almeno adeguate. In questa di Cagliari, a detta dei colleghi del quotidiano “Unione Sarda“ che sono andati sul posto, il bagno è in una struttura separata e per tutte quella gente è uno soltanto con un’unica doccia. Insomma, la sede di via Merello è diventata un accampamento di emergenza. A detta di alcuni volontari, quelli che hanno sollecitato un nostro intervento su una questione che, appunto perché riguarda da un lato l’associazione e dall’altro degli sfortunatissimi minorenni, appare da subito molto delicata.

Lo spettacolo è sempre lo stesso. Giornalisti tenuti fuori dal cancello, chiuso con una catena e guardati a vista da volontari in tuta rossa che non possono aprire bocca. Uno stanzone di 90 metri quadrati con le brandine allineate alle pareti. I mediatori culturali, riferiscono i colleghi sardi, sono stati attivati dopo qualche giorno dall’arrivo dei ragazzi. La situazione sta sfuggendo da ogni controllo, a questo è dovuto l’accorato appello lanciato da Rosalba Cau, presidente del Tribunale per i Minori di Cagliari, che ha sottolineato comunque che l’allarme non è dovuto tanto alla situazione dei 15 minori ospitati nello stanzone della Croce Rossa, quanto alla condizione di quelli che, giunti sul nostro territorio nazionale non accompagnati, sono ospitati in altre strutture in promiscuità con adulti che non conoscono.

Ci teniamo, quindi, a dare voce anche ad alcuni volontari cagliaritani che sono allarmati dalla trasformazione, da noi già evidenziata, di questa nuova Croce Rossa che sta tramutandosi da no profit in smart profit, che tende ad occupare ogni spazio anche quando, come in questo caso, non ci sarebbero le condizioni oggettive per offrire a questi piccoli ospiti un soggiorno decoroso e dignitoso. L’emergenza è una cosa ben diversa dalla necessità di conquistare e mantenere ad ogni costo fette e quote di mercato, pena il rischio di scomparire risucchiati dai costi e dai debiti.

In fondo, anche la struttura nazionale, madre e carnefice saprofita dei tanti Comitati sparsi sul territorio nazionale, non aiuta un percorso virtuoso e trasparente. Sarebbe già una gran cosa se qualcuno, magari i diretti interessati, riuscisse a far conoscere ai volontari il valore dei contratti di lavoro dei supermanager del segretariato di Flavio Ronzi. I volontari qualche idea se la stanno facendo, soprattutto alla luce del fatto che se qualcosa è tanto segreto, se chi incassa così tanti soldi non lo vuole far sapere qualche buona ragione, magari buona solo per chi incassa, ci sarà. Ci stupisce il fatto che la senatrice Contini si lasci trascinare in questo gioco, ma così è, se vi piace e anche se non vi piace. Se l’hanno voluta chiamare “privatizzazione” qualche ragione di privatezza o privazione ci sarà.