Croce Rossa Roma
De Nardis, Diodati, Saitta

Non tutte le ciambelle riescono con il buco. Non credevamo che il vecchio detto popolare potesse adattarsi così tanto bene alla nuova Croce Rossa Italiana, l’associazione dove la smania di protagonismo e il narcisismo di alcuni soggetti rischia di minare il patto sociale e l’unità di tutti i volontari. È il caso di Gianluca Saitta, pieno di sè al punto da soprannominarsi “The King” anche nel suo profilo Facebook.

Non tutte le ciambelle riescono con il buco, dicevamo, e Saitta ha preparato con cura la sua ascesa sulle poltrone che contano con un presenzialismo ed una prezzemolosità da far invidia a molti personaggi dello spettacolo. Sempre in prima fila dappertutto, Saitta è il leader indiscusso del Comitato Roma 6, dal quale non riesce a separarsi più. Talmente legato da dimenticare di dimettersi nel momento in cui, sciolto il consiglio direttivo del Comitato Provinciale di Roma, si candida previo accordo elettorale che gli facesse maturare la poltrona di vicepresidente. Per rendersi sempre più visibile nel periodo che intercorre tra lo scioglimento (fine giugno) e le elezioni (fine settembre), a detta dei molti volontari che ci hanno scritto, Saitta avrebbe letteralmente abbandonato a se stesso il Comitato periferico per una serie di missioni in alcuni casi apparentemente disegnate su misura per lui.

Una sutte è il MOAS (recupero dei naufraghi nel Mediterraneo), dove viene battezzato Team Coordinator, figura non prevista, pur di consentirgli di essere presente, pur non essendo né medico né infermiere. Scatta l’emergenza per la tendopoli installata nei confini di via Ramazzini e Saitta è in prima fila a smontare tende e a dirigere persone che di malavoglia vogliono farsi dirigere da lui, mai tenero e sempre pronto ad organizzare facchinaggi.

Di recente, prima della sua partenza per Camerino, dove sembra si sia fatto inquadrare a forza nelle squadre d’emergenza, Saitta, che non avrebbe un posto in organico appartenendo ad un altra struttura, pare abbia avuto difficoltà di “comunicazione” con alcuni Coordinatori delle Atività di Emergenza della Cri, che non avrebbero voluto lavorare con lui, ritenuto elemento che “comanda, sbraita e minaccia”, come scritto testualmente in una delle lettere che abbiamo ricevuto. A fare la parte del leone, a ruggire nel gossip dei volontari romani, però, c’è proprio il mistero delle sue dimissioni, che finora pare nessuno abbia visto.

La cosa potrebbe coinvolgere anche il presidente del seggio elettorale, poiché incaricato di accertare la regolarità delle candidature. Della questione avevamo già raccontato, salvo precisare ora che la sua nomina alla vicepresidenza sarebbe diventando un caso, con Flavio Ronzi che lo sponsorizza, mentre la nuovissima presidente Debora Diodati avrebbe altri progetti, dimostrando quell’indipendenza nella quale in molti, disertando le urne, non avevano creduto. La stessa Diodati ha accusato il colpo e la vicenda avrebbe di fatto paralizzato le attività del Comitato più importante d’Italia, l’unico che ha valenza regionale.

L’investitura, infatti, sarebbe dovuta avvenire durante la prima riunione del Consiglio Direttivo, che invece non è riuscito a deliberare non solo sulla vicepresidenza, ma anche sulla nomina dei delegati tecnici che, sempre secondo i regolamenti di Croce Rossa, affiancano il Consiglio nella sua attività. L’ago della bilancia sarebbe proprio superego Saitta, al quale molti volontari del suo Comitato contestano il mancato “passaggio di comando” al suo vicepresidente ed una notevole opacità gestionale e quindi la reale difficoltà nel far decollare un Comitato tanto giovane per nascita, quanto già pieno di problemi e di incomprensioni tra gli stessi volontari.

È tanto facile vincere le elezioni, specialmente quando si fa in modo di non avere concorrenti, cosa molto facile in Cri, ma è altrettanto facile impantanarsi. A farne le spese adesso è proprio Debora Diodati, troppo giovane per ritrovarsi a fare i conti con un vecchio modo di gestire le cose, segno di tempi che passano ma non cambiano la concezione che alcuni soggetti hanno del volontariato e del potere personale, mentre chiamano tutto questo “privatizzazione”.