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Abbiamo aspettato tre settimane, ma la convocazione dell’assemblea straordinaria non c’è stata e forse non ci sarà mai. Il “caso Fico”, il sindacalista silurato dalla Fim Cisl della Bosch di Bari perché non si è dimesso da una delle commissioni mensa aziendale, pur avendo la moglie che lavora nell’impresa esterna che ha in appalto il servizio, rischia di creare un pauroso effetto domino.

In assenza del confronto coi lavoratori, a cui Fico aveva invitato Donato Pascazio, segretario provinciale della Fim Cisl barese, ci siamo presi la briga di andare a spulciare lo Statuto nazionale e il regolamento attuativo del sindacato a cui comunque Vincenzo Fico resta iscritto. In nessuno dei capitoli abbiamo rilevato un conflitto di interessi formale da parte del sindacalista espulso. La sua questione a nostro avviso resta sempre e comunque nell’alveo dell’opportunità, come già detto in precedenza.

Leggendo quello stesso Regolamento, però, ci siamo resi conto che c’è un’altra presunta incompabilità, che andrebbe avanti da anni. Ad essere coinvolto è un altro rappresentante sindacale unitario dei metalmeccanici Cisl della Bosch. Si tratta di Raffaele Barile, diventato nuovamente referente dei sindacalisti Fim dopo che lo stesso Pascazio ha sollevato dall’incarioco altri due colleghi, Ungaro e Montaruli. Al contrario di quanto stabilito dall’articolo 36 dello Statuto, che prevede il decadimento della carica di rsu al momento della candidatura alle elezioni di qualsiasi livello, Barile continua da anni ad essere un rsu pur essendo consigliere comunale a Modugno e avendo rivestito anche la carica di presidente e vice presidente del Consilio Comunale.

Barile, poi, è anche componente del direttivo Fim provinciale e regionale, andando ben oltre la carica di rsu all’interno della Bosch. La storia è nota, ma finora non era mai uscita dallo stabilimento. È nota anche a tutti i livelli del sindacato. Nessuno, però, ha mai deciso di prendere alcun provvedimento, al contrario di quanto è stato prontamente fatto per Vincenzo Fico. Da parte nostra è la dimostrazione – qualora ce ne fosse ancora bisogno – di non voler combattere le persone, ma un sistema di presunti privilegi che dura ormai da troppo tempo, spesso a scapito dei lavoratori.

Sembra quasi che le leggi non valgano per tutti nella stessa misura. E se Pascazio non volesse accettare il confronto con Fico perché sapeva fin dall’inizio, al contrario di quanto dichiarato, che la moglie del suo rsu era stata assunta a tempo determinato nell’azienda della mensa? E se avesse agito solo perché messo da noi alle strette? In quella sede, forse, qualcuno gli avrebbe chiesto ufficialmente la sua posizione nei confronti di Barile, calcolando che Fico è stato sbattuto fuori per non aver rispettato le regole. Del resto, il segretario Pascazio aveva detto senza fronzoli che: “Chi vìola le regole è fuori”.

Probabilmente a causa dei rapporti di favore all’interno del sindacato, certe faccende non possono essere gestite dalla segreteria barese. Ci vorrebbe un arbitro, magari la segreteria nazionale e chissà che questo non possa avvenire a stretto giro. “Non rilascio dichiarazioni – ha detto al telefono Raffaele Barile, rsu Fim Cisl, membro del direttivo provinciale e regionale del sindacato e consigliere comunale a Modugno – in questo momento qualsiasi parola potrebbe essere strumentalizzata e danneggiare l’azienda e il sindacato. Se la segreteria finora non è intervenuta un motivo ci sarà. Chieda in segreteria”.

Chiederemo certamente alla Fim Cisl, certi che il segretario provinciale, Donato Pascazio e quello regionale, Gianfranco Micchetti, sapranno dipanare l’intricata matassa, dando risposte chiare ai propri iscritti. E se il sindacalista Vincenzo Fico li ha invitati a un’assemblea straordinaria, noi non possiamo far altro che avanzare l’idea di un’intervista, un incontro pubblico, anche in redazione.