Dopo la pubblica denuncia dello scorso 24 ottobre, l’IPASVI di Bari è tornato a sottolineare le numerose criticità che gli infermieri del 118 riscontrano sul campo nell’utilizzo del nuovo sistema di telecardiologia Helis. Lo ha fatto intervenendo in commissione Sanità lo scorso 7 luglio ed ha ribadito la propria già nota posizione sciolinando ben undici punti differenti, uniti tra loro dal filo rosso del dubbio e della perplessità.

Sono passate due settimane da quella audizione e al netto delle rassicurazioni fornite da Vitangelo Dattoli, direttore generale del Policlinico, portando però all’attenzione dei presenti i dati riferiti all’operato di Cardio on Line, non si è registrata alcuna risposta convincente.

Il Collegio rappresentativo della professione infermieristica della provincia di Bari rivendica innanzitutto la paternità della Commissione, convocata di fatto per una loro istanza e per la loro voglia di farsi sentire all’interno di un sistema che pare sordo alle sollecitazioni di chi ogni giorno con le apparecchiature mediche ci lavora. E poi, come dicevamo prima, elenca una serie di punti critici sui quali la Regione viene tirata per la giacchetta in cerca di risposte. Al momento, non pervenute.

Pronti, via e il collegio mette subito in chiaro le cose. “L’audizione si è concretizzata in riferimento alla nostra lontana missiva del 23 ottobre 2015, sugli elementi di criticità del nuovo sistema di tele cardiologia: probabilmente la comunicazione meritava maggiore attenzione poiché necessitava di un riscontro più celere”. Ma la tirata d’orecchie continua anche al punto due, dove l’IPASVI sottolinea “la dimenticanza, verso questo Collegio, di fornire da parte dell’assessorato alla sanità pugliese, la documentazione richiesta riguardante certificazioni e conformità delle apparecchiature in uso per il sistema Helis”. Un quesito di interesse professionale, spiegano gli infermieri anche nel punto successivo, mirato ad acquisire elementi utili a ritenere migliorativo il nuovo sistema di telecardiologia rispetto al precedente e soprattutto a capire quali parametri fossero stati esaminati per l’uso in ambito dell’emergenza-urgenza territoriale 118.

Gli addetti ai lavori passano poi all’esperienza ottenuta sul campo e a distanza di otto mesi dalla sua operatività, riscontrano come il sistema sia effettivamente migliorato nella tempestività della refertazione dell’Ecg,ma ritengono tuttavia che a problematiche complesse, potrebbero seguire semplici risposte tecnico-operative per rendere il sistema decisamente più intuitivo e meno laborioso. E portano agli occhi dei componenti della Commissione degli esempi concreti.

“Il fattore qualità di un intervento sanitario 118 di natura cardiologica – si legge poi nel punto cinque – non è determinato solamente dalla tempestività della refertazione di un elettrocardiogramma ma dal totale tempo impiegato per effettuarlo”. E da questa considerazione, evidenziamo come “il sistema Helis denuncia un allungamento dei tempi”.

Un’altra falla nel sistema, evidenziato dagli assistenti sanitari, è poi dettato dalla mancanza, nel percorso formativo del personale sanitario infermieristico neo assunto nel 118, di un training formativo per l’utilizzo di un apparecchio fondamentale per la rete Ima/Stemi.

Dal punto sette al punto dieci, vanno in carrellata poi una serie di preoccupazioni di natura tecnica. “Siamo seriamente preoccupati circa la possibilità, illustrata a luglio 2015 durante il Corso Formativo della Telecardiologia, di effettuare esami ematochimici d’urgenza già sul luogo d’intervento dove la temperatura dei mezzi di soccorso è troppo elevata nei periodi estivi e troppo fredda durante l’inverno”. Con conseguente possibilità concreta di alterazione dei reagenti e risultanze che potrebbero essere non veritiere. E poi ancora l’intervento non richiesto nel nuovo sistema Helis da parte dell’operatore informatico che secondo gli infermieri certificherebbe il fatto che qualcosa deve essere messo a posto, il problema di ricezione della rete internet e la scomodità di impiego operativo dell’apparecchio.

Il documento, firmato dal presidente IPASVI Bari Saverio Andreula, si chiude con il punto undici e quindi con “il mancato impiego di protocolli operativi infermieristici, legati non già esclusivamente ai corsi abilitanti (per medici ed infermieri vedi Acls “ advancend cardiac life support”), ma a esplicite contrarietà da parte degli ordini dei medici pugliesi che di fatto negano all’infermiere l’adempimento di procedure salva vita (anche farmacologiche),soprattutto in quelle patologie tempo dipendenti ed in quelle situazioni “Quoad vitam et quoad valetudinem”.

Il Collegio professionale ringrazia infine la Commissione chiedendo di attuare presso gli organismi deputati, dal Dipartimento della salute all’Ares passando per gli uffici regionali di programmazione sanitaria, “un continuo confronto su una serie di tematiche ancora irrisolte che vanno analizzate globalmente in maniera partecipata per poter dare un sensibile rilancio sul fronte dell’emergenza urgenza territoriale della provincia di Bari”. Al momento però, tutto tace.