In Commissione Sanità va in scena l’ennesima farsa sull’approfondimento delle criticità sollevate da alcuni consiglieri regionali. Un posto d’onore sul podio dei mancati chiarimenti lo merita certamente Vitangelo Dattoli, direttore generale del Policlinico, l’ente a cui è stata affidata la gestione della telecardiologia. In audizione viene ascoltato lui e non gli operatori che ogni giorno sono in trincea. Un guaio su tutti: le refertazioni da remoto di elettrocardiogrammi rimasti in memoria e appartenenti a pazienti diversi da quelli soccorsi.

Perché non ascoltare, per esempio, il coordinatore del 118 tarantino, Mario Balzanelli; la referente del 118 per il Sindacato medici italiani, Roberta Ladisa o Savino Andreula, presidente degli infermieri Ipasvi Bari?. Nei mesi scorsi non le mandarono certo a dire, dichiarando chiaramente che il nuovo sistema di telecardiologia non era per niente affidabile. Magari le cose sono cambiate davvero e la testimonianza di chi in passato è stato severo, potrebbe essere la migliore delle riabilitazioni. Potrebbero essere chieste spiegazioni anche all’ingegner Vito Bavaro, dal quale vorremmo sapere se i problemi riscontrati nel verbale del 2 ottobre 2015 siano stati risolti o se, al contrario, sia rimasto tutto immutato.

Dicevamo delle rassicurazioni di Dattoli, che ha spiegato come “l’attività del servizio di telecardiologia ha consentito alla Regione Puglia di riscontrare positivamente la verfica degli adempimenti Lea per l’anno 2015 avendo esibito adeguati indicatori di performance”. Ma di cosa stiamo parlando? A nessuno in sede di Commissione è venuto in mente di far notare al direttore generale che quegli adeguati indicatori di performance sono stati raggiunti perché nei primi 10 mesi del 2015 a gestire il servizio era stata la Cardio on line? Sarebbe interessante conoscere i dati reali. Oggi, senza elaborazioni.

A chiedere chiarimenti sulla telecardiologia era stato il consigliere Ignazio Zullo, al quale Dattoli ha risposto che: “Ad oggi non si rilevano particolari segnalazioni in merito all’efficienza e alla qualità del servizio di telecardiologia e soprattutto relative alla maneggevolezza e praticità dei dispositivi in dotazione agli equipaggi della ambulanze del 118”. Tutto qui? La Commissione Sanità è rimasta soddisfatta? Basta la semplice parola del direttore generale a risolvere tutto? Lo stesso che chiese proprio a Bavaro la firma apocrifa sul benedetto verbale?

A noi, invece, indagati per aver cercato di fare chiarezza su questa vicenda, anche raccogliendo le testimonianze di alcuni medici e familiari di pazienti soccorsi, risulta che in diverse occasioni si sia preferita la corsa al pronto soccorso di un ospedale piuttosto che perdere tempo prezioso tra connessioni mancate e operazioni di manutenzione da remoto (alla modica cifra di 400mila euro l’anno grazie ad una delibera “retroattiva” di ben nove mesi). La prossima volta, ammesso che si abbia voglia di andare fino in fondo, insieme agli operatori convocate anche noi, sapremmo cosa chiedere al direttore generale.

Intanto aspettiamo fiduciosi le indagini della magistratura, con la speranza che qualcuno (Guardia di Finanza, Carabinieri del Nas o chiunque altro), vada a verificare una volta per tutte se il software Helis sia o meno privo di certificazione CE e nonostante tutto continui ad essere utilizzato in un servizio che dovrebbe essere salvavita.

A dirla tutta, come abbiamo sempre fatto, noi questa ricerca ci siamo presi la briga di farla. Il dispositivo denominato HELIS, dell’azienda Consorzio Consis di Bari, utilizzato per gestire piattaforme ECG, che dovrebbe essere certificato in accordo alle disposizioni normative cogenti tra cui la direttiva 93/42/CEE, in accordo alla Meddev 2.1/6 di gennaio 2012, non risulta essere al momento presente nel database del Ministero della Salute.

A meno di successivi interventi, più che a Dattoli, si potrebbero chiedere lumi al Ministero della Salute, Direzione Generale dei Dispositivi Medici e del servizio Farmaceutico (Ufficio 3 – Dispositivi medici e dispositivi medici impiantabili attivi Viale Giorgio Ribotta, 5 – 00144 Roma, pec [email protected]). Gli elementi per fare chiarezza, qualora lo si voglia veramente, ci sono tutti.