Le ragioni sono milioni come i milioni di euro che, inizialmente iscritti in bilancio per uno scopo ben preciso, poi hanno preso una strada diversa. Il Corpo Militare della Croce Rossa Italiana, come anche le Crocerossine, è una componente ausiliaria alle forze armate della più grande associazione umanitaria italiana.

La sua specificità nasce dal fatto che tra i suoi compiti ha quello di completare gli assetti sanitari delle forze armate e lo fa nella più assolta autonomia logistica, cosa di cui la Sanità Militare non è capace. Naturalmente il Ministero della Difesa sostiene i costi delle missioni e degli impieghi del personale del Corpo, ma lo fa pagando direttamente via Toscana, riversando i soldi nelle casse della Croce Rossa.

Da queste casse i costi non rientrano quasi mai nel bilancio del Corpo Militare. Così è stato per la missione del 2003 in Iraq, dove oltre tre milioni di euro pagati dalla Difesa sono serviti a ripianare i buchi di bilancio e non a rifinanziare i costi sostenuti dai militari. Stessa cosa per la missione ISAF e quella RS, in Afghanistan. A che scopo questi dirottamenti di fondi? Come tutti i genitori sanno, fino a quando i bimbi dipenderanno dalla paghetta sarà facile controllarli. Il problema nasce con la loro indipendenza.

Se si tengono a stecchetto i Corpi Ausiliari, che comunque si guadagnano la pagnotta insieme agli onori in ogni missione nella quale vengono chiamati, questi non avranno mai la possibilità di contraddire, ma come cani ammaestrati dovranno seguire lo sguardo del loro addestratore, tentando di interpretarne il pur minimo cenno. Ci sono stati anche episodi poco edificanti, come quello del CARA di Castelnuovo di Porto, dove in fase di rendicontazione un ardito contabile di Cri ha chiesto il rimborso al Ministero degli Interni per la retribuzione anche dei dipendenti, civili e militari, impegnati nell’opera di assistenza ai migranti. Dipendenti già sul libro paga dello Stato.

Pare che anche in quel caso si trattasse di ripianare il dissestatissimo bilancio dell’Ente, ma stavolta la Guardia di Finanza ha voluto vederci chiaro e sta ricostruendo le partite ed i movimenti contabili. I bilanci dell’Ente, pubblico fino all’altro ieri e comunque ancora pubblico, anche se con veste privatizzata, in quanto finanziato con denaro pubblico, non sono mai stati chiari e trasparenti, probabilmente nemmeno per chi li ha scritti.

Il vecchio direttore generale ed il nuovissimo segretario generale potrebbero spiegare anche con l’aiuto di qualche documento, come sono stati impiegati i fondi della Difesa che i Corpi Ausiliari non hanno visto né utilizzato mai e la ragione per la quale, nonostante la robusta dotazione prevista dalla Legge, Militari e Crocerossine oggi siano senza un euro in cassa. Sarà per questo che qualcuno continua a chiamarla privatizzazione.