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Il bilancio di Telenorba passa a maggioranza – con i voti della famiglia Montrone e dei suoi fedelissimi – ma spunta un caso che imbarazza e non poco l’ingegnere patron del gruppo Norba. È quello dell’avvocato Giovanni Marangelli, praticamente nel Collegio sindacale dei revisori dei conti di Telenorba e della maggior parte delle aziende controllate o collegate del gruppo imprenditoriale di Conversano.

Marangelli è passato alla corte dei Montrone dopo essere stato braccio destro di Matteo Chiarappa, ora nemico numero uno di Luca Montrone, pur detendo azioni di Telenorba, Videopuglia e Radionorba, in tutti i casi con percentuali a due cifre.

La tensione è stata evidente fin dal primo momento: ostruzionismo e puntualizzazioni, persino fuori luogo, per tentare di far innervosire il presidente del Consiglio di amministrazione di Telenorba, che non ha fatto una grinza. A Montrone è stato fatto leggere il bilancio fino all’ultima virgola, mentre uno dei sindaci revisori ascoltava tutto al telefono. Nel dibattito prima della votazione del documento contabilie, si scopre che l’avvocato Giovanni Marangelli oltre a essere un sindaco effettivo del Collegio dei revisori di Telenorba, il 5 e 15 febbraio scorsi ha riceveuto dalla FONO.VI.PI, la società pubblicitaria controllata da Telenorba, l’incarico di recupero crediti nei confronti di alcuni fornitori. Non sappiamo se siano gli unici due incarichi.

Le lettere sono firmate dal direttore amministrativo di FONO.VI.PI Italia Spa, direttore amministrativo di Telenorba, e nella seduta di oggi segretaria dell’Assemblea degli azionisti, Vincenza Pipoli oltre che da Marangelli per accettazione. Com’è possibile, ha chiesto il socio Vito Intartaglia, avvocato storico di Telenorba, con il quale l’azienda ha sempre avuto buona sorte nelle aule di Tribunale, che un sindaco revisore possa ricevere incarichi da un’azienda collegata a quella su cui dovrebbe vigilare?

Dopo un attimo di panico, mentre tutti cadevano dal pero, compreso il presidente del Collegio, Ignazio Pellecchia, l’ingegner Montrone ha tolto le castagne dal fuoco. “Ne prendiamo atto – ha detto – e faremo le opportune verifiche”. Nell’intervento di Tartaglia, messo a verbale, tra le altre cose si legge: “Se così fosse, ciò avverrebbe in palese violazione dell’art. 38.3 dello Statuto societario e dell’art. 2399 del codice civile”. Non solo. “La Suprema Corte – ha fatto mettere a verbale Intartaglia – ha reiteratamente affermato che in tale circostanza la decadenza del sindaco dal suo ufficio è automatica”.

Una cosa è certa, l’avvocato Giovanni Marangelli, fino a quel momento pronto a dare battaglia al socio ribelle Matteo Chiarappa, si è zittito improvvisamente, lasciando fossero altri a sbrigare la faccenda. Non sappiamo se l’incarico è incompatibile sotto il profilo legale. Non abbiamo gli strumenti per dirlo. Moralmente, però, è assolutamente opinabile. “Con quale serenità – ha chiesto il socio Intartaglia – un sindaco revisore può controllare i conti dell’azienda se presta la sua opera professionale a pagamento per quella stessa azienda?”

Non resta che aspettare se dopo l’ammissione della consulenza, fatta dallo stesso Montrone, il Consiglio di amministrazione ravveda anche gli estremi per prendere provvedimenti. Chissà quali provvedimenti. Parliamo, però, di un Cda in cui la minoranza non è rappresentata, a maggior ragione dopo l’assemblea dei soci di oggi, che ha sancito la consacrazione a consigliere del dipendente storico e responsabile dell’alta e bassa frequenza di Telenorba, Dino D’Alessandro.

Gli animi, seppur tesi fino all’aultimo istante, si sono placati quando il socio e dipendente di Telenorba, Vito Laricchiuta, ha chiesto un momento di raccoglimento per Matteo Locaputo, l’operaio della Sud Engineering, deceduto sul lavaro all’inizio dell’anno.