Carlo Fuortes non venga oggi a distribuire patenti di legalità. Al rincorrersi di voci su un eventuale crack della Fondazione Petruzzelli, a seguito delle oltre 200 vertenze di lavoro intentate da 181 dipendenti, l’ex commissario straordinario parla della situazione di illegalità trovata al suo arrivo. Fuortes, però, omette di trattare della situazione di illegalità instauratasi successivamente al proprio arrivo.

Il 6 giugno del 2012, Nicola Diceglie, segretario provinciale della SLC CGIL, inviò un esposto alla Corte dei Conti, al Ministero dell’Economia e delle Finanze, a quello dei Beni e le Attività Culturali e alla stessa Fondazione Petruzzelli, praticamente Carlo Fuortes. Nell’esposto il sindacato diffidava la Fondazione: “Dall’assumere qualsivoglia atto, determinazione e/o decisione in merito alla vicenda concorsuale”, per l’assunzione della pianta organica orchestrale, prima di averla riesaminata in sede ministeriale, con Regione, Provincia e sindacati.

È vero, la legge 100/2010 sul Petruzzelli prevedeva espressamente, come ricorda Fuortes:  “Una pianta organica concordata e l’autorizzazione alle assunzioni, a patto che si facessero attraverso procedure di evidenza pubblica”.

Peccato che le assunzioni oggetto delle sentenze sono precedenti alla Legge 100/2010. Procedure che il Ministero autorizzò all’allora commissario.
Il punto è che in conseguenza alle ripetute non risposte del ministero alle richieste del precedente sovrintendente, Giandomenico Vaccari, di contrattualizzare gli orchestrali della Provincia e mettere a bando i rimanenti posti dell’organico, la Fondazione si era servita di contratti di lavoro flessibile, forzando le normative, in quanto le mancate autorizzazioni ai tempi indeterminati che il Mibac non concedeva, portavano la Fondazione Petruzzelli ad andare oltre il limite del 15% di personale assumibile a tempo determinato.

Davanti a questa situazione, già nel 2012, in piena era Fuortes, la SLC CGIL aveva segnalato al commissario quanto il suo operato fosse pericoloso, quanto l’espletamento delle procedure concorsuali portate avanti dal commissario potessero costituire un ulteriore danno erariale. Prima di qualsiasi concorso, c’era da chiarire la vicenda dei dipendenti a tempo determinato, e Fuortes lo sapeva.

Lo sapeva Fuortes, commissario nominato dal Mibac, lo sapeva il Ministero dell’Economia, che nominava il Presidente del Collegio dei Revisori della Fondazione Petruzzelli, lo sapeva anche quello dei Beni Culturali, che nominava un Revisore contabile e, vivaddio, lo sapeva anche la Corte dei Conti. Ed è proprio sulla base di questo esposto che la Corte sta indagando sul possibile danno erariale.

Ebbene, se qualcuno deve distribuire patenti di legalità, che sia l’organo preposto a farlo. Lasciate lavorare la Corte dei Conti, occupata in questo momento nella quantificazione dell’eventuale danno erariale e sia quest’organismo, a lavoro compiuto, a rivalersi su chi ha sbagliato.
Nessun crack per la Fondazione Petruzzelli ma, è davvero il caso di dirlo, chi ha sbagliato, paghi.

In conclusione, resta una sola semplice domanda da porsi: i revisori dei conti della Fondazione Petruzzelli, che ai tempi avrebbero dovuto vigilare proprio per scongiurare una situazione del genere, cosa facevano? A generare il prevedibile sfacelo economico potrebbe essere stata anche la disattenzione dell’organismo di controllo contabile. Speriamo non abbiamo creduto anche loro al commissario Fuortes, quando diceva che “le vertenze intentate dai lavoratori erano di dubbia fondatezza”.

Di dubbia fondatezza è certamente l’operato del commissario, alla luce del buco di due milioni di euro, avendo intaccato anche il patrimonio portandolo ad un passivo di 1 milione, lasciato a Bari prima di andare via. Buco e patrimonio ripianati in 2 anni di sana gestione targati Carofiglio-Biscardi.