In tanti continuano a considerarlo un giallo. Per noi, che abbiamo letto e pubblicato le carte ufficiali in tempi non sospetti, la faccenda relativa al nome del primario del futuro pronto soccorso della clinica privata Mater Dei, è solo il consueto maldestro pastrocchio targato Asl di Bari e Regione Puglia. Uno dei tanti denunciati in questi ultimi tre anni.

Il nome di Antonio Dibello, già coordinatore ad interim del 118 Barese e primario del pronto soccorso dell’ospedale della Murgia, è scritto a lettere chiarissime, persino tutto attaccato (Dibello e non Di Bello), nella determina di accreditamento per la clinica ubicata in via Samuel F. Hahnemann. Determina pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione. E siamo al primo grossolano pasticcio. La Regione fa sapere di aver chiesto chiarimenti alla Cbh Spa (Società che detiene la Mater Dei) sul nome del presunto primario. Fateci capire: la Regione chiede chiarimenti a se stessa sul perché su una determina pubblicata e firmata da personale della stessa Regione, ci sia ancora il nome di Antonio Dibello?

Ma andiamo avanti. Apprendiamo che il plurincaricato Dibello ha firmato un pre contratto con la Cbh ad aprile del 2015. Un contratto come primario del pronto soccorso, giusto un mese dopo una riunione tenutasi presso l’ospedale della Murgia, in cui Dibello, riferendosi alle richieste di miglioramento avanzate dai due medici in catene Francesca Mangiatordi e Francesco Papappicco, affermava: “Questo focolaio va immediatamente spento…”. Perché, dottor Dibello, altrimenti le avrebbero scombinato tutti i piani per andare alla Mater Dei?

Il finto giallo, molto più tinto di noir, s’infittisce. Il direttore generale della Asl di Bari, Vito Montanaro, in un comunicato ufficiale afferma che: “la Asl non ha mai adottato atti per il recepimento delle dimissioni”. E quelle presentate il 3 agosto, lo stesso giorno in cui i due medici si sono incatenati e Dibello evitava di rispondere alle nostre domande? Quelle dimissioni erano state accettate e protocollate. Tutto è scritto in un documento altrettanto ufficiale.

Dibello ci ripensa e ritira le dimissioni, dimenticando di avvisare anche i dirigenti della Mater Dei, tanto da ritrovare il suo nome nella determina regionale. Una dimenticanza o piuttosto il tentativo di mantenere tre piedi in una scarpa?

Tanto è vero che la Mater Dei viene anche diffidata da Dibello per aver mantenuto il suo nome nella determinca di accreditamento. Anche il presidente Emiliano in qualche modo si rimangia la parola. Nonostante abbiano già accordato l’accreditamento per il pronto soccorso della Mater Dei, aspetta il via libera del Ministero, che ha prontamente risposto bocciando il piano di riordino. Il presidente dichiarava che a Bari ci sono troppi Dea di I livello (spoke): San Paolo e Di Venere. Con l’apertura del pronto soccorso della Mater dei, uno dei due nosocomi pubblici sarebbe dovuo essere declassato, dando già per scontato, come si legge sulla suddetta determina, che la Mater Dei diventerà Dea di I livello al posto di uno dei due ospedali pubblici. Perché foraggiare il privato, quando ci sono strutture pubbliche che già erano dei Dea di I livello?

Rimane il fatto che nel momento in cui si aprirà il pronto soccorso della Mater Dei, dove ci sarà anche un reparto di Neurochirurgia, tolto al Di Venere, oltre a due sale di Emodinamica, i rimborsi regionali saranno quelli destinati ai casi più complessi e quindi più remunerativi.

Dottor Dibello in quali e quante scarpe vuole tenere i suoi piedi? Ma alla Mater Dei la vogliono ancora? A questo punto non resta che andare a chiederlo a chi non ha ancora detto la sua in merito alla vicenda.