Il gioco dello scaricabarile è diventato lo sport più praticato nella Città di Bari, quando le cose vanno bene si fa a gara per autoproclamarsi vincitori, ma se vanno male tutti scappano e guarda caso dipende sempre dagli altri. La vicenda del tracollo del traffico crocieristico nel porto di Bari per l’anno 2015 è emblematica. Avevamo già sciorinato i dati di previsione della chiusura 2015 e quelli consuntivi ufficiali, ancor più negativi, nei nostri precedenti articoli degli scorsi 16 ottobre e 2 febbraio.

Il dato certo è che Bari non ha risentito quasi per nulla della modesta riduzione del traffico crocieristico della Città di Venezia (-8% nel 2015). La realtà è che l’attuale gestione dell’Autorità Portuale di Bari non ha saputo mantenere e migliorare quegli standard di qualità dei servizi che si garantivano nel passato, che per i passeggeri crocieristi devono essere molto elevati, sicuramente più di quelli che vengono offerti ai passeggeri dei traghetti. E il livello degli standard di qualità di tali servizi deriva dalla dotazione infrastrutturale di banchine attrezzate da destinare alle navi da crociera; dai servizi a terra di imbarco e sbarco, che devono essere paragonabili a quelli che vengono offerti a bordo delle navi; dalle attività di accoglienza nel porto e dall’offerta di eccellenze turistiche da visitare sbarcando nel Porto di Bari.

Con riferimento a queste ultime, non vi è dubbio che il porto di Bari si trovi oggi in una posizione privilegiata e che possegga un’attrattività turistica anche superiore a quella di Venezia. La presenza di un’offerta turistica alta e variegata, oltre alle citazioni dalla stampa internazionale della Regione Puglia, quale regione più bella del mondo. Senza contare del marketing attrattivo sulla Città di Matera, anch’essa meta privilegiata dei crocieristi che sbarcano a Bari (negli anni passati quale straordinario scenario del film “The passion” di Mel Gibson ed oggi capitale europea della cultura 2019). Sono tutti punti di forza indiscutibili del nostro territorio, che avrebbero dovuto far esplodere il porto di Bari. Ed invece siamo ai soliti piagnistei e agli scaricabarile.

Si dà la colpa al porto di Venezia, che nel 2015 ha perso appena l’8% del suo traffico crocieristico, ma non si tiene conto che, sempre sull’Adriatico, il porto di Trieste ha registrato un incremento del 204% e che i due porti crocieristici più vicini a quello di Bari hanno avuto risultati pienamente positivi: quello di Ancona  più 5% e quello di Brindisi addirittura un più 497%.

In pratica, il porto di Brindisi ha attratto la gran parte dei crocieristi che ha perso quello di Bari. Quest’ultimo ha chiuso il 2015 con una clamorosa perdita, unica in Italia, di quasi 200.000 crocieristi, pari al 34,5%. E allora perché non si dice che l’Autorità Portuale di Bari da anni e anni approva un Piano Operativo Triennale in cui sono indicate opere da realizzare, per milioni e milioni di euro (nell’ultimo POT, opere per 322.322.350 euro) e di queste opere non ne è stata realizzata nemmeno una? Perché non si dice che tra queste opere “scritte e non realizzate” vi sono anche la ristrutturazione e l’ampliamento del Terminal Traghetti e Crociere per 10 mln di euro, i lavori di adeguamento della Stazione Marittima passeggeri per 1,250 mln di euro e la costruzione della nuova Stazione Marittima passeggeri nella darsena traghetti nell’area Pizzoli-Marisabella per 10 mln di euro? Perché non si dice che l’Autorità portuale ha perso tutti i finanziamenti che deteneva per la realizzazione delle infrastrutture portuali, pari a 86 milioni di euro, per non esser stata capace neppure di progettare le opere, e che oggi non ha i soldi nemmeno per fare le manutenzioni ordinarie dei terminal passeggeri? Perché non si dice che per sua negligenza l’Autorità portuale non è stata capace di realizzare il prolungamento della banchina 10 della darsena di ponente, espressamente richiesto dalla MSC Crociere per poter ormeggiare le navi da 330 metri di nuova generazione? Perché non si dice che il piazzale della darsena di ponente, dove ormeggiano le navi traghetto e da crociera, è una landa deserta e non vi è la dotazione minima di servizi e che addirittura mancano i servizi igienici? Non sono queste le motivazioni per le quali è andata via la Royal Caribbean, seconda compagnia di crociera al mondo?

Se a tutto ciò aggiungiamo il costo elevatissimo delle tariffe che le compagnie pagano per ogni passeggero,  nettamente superiori a quelle di altri porti e che le stesse non sono oggi commisurate alla qualità dei servizi, si comprende anche perché le compagnie hanno spostato le loro navi dal porto di Bari a quello di Brindisi e perché il porto di Bari è tornato indietro di 10 anni. Questi sono gli interrogativi che dobbiamo porci. Piuttosto che ricercare false motivazioni in una irrisoria perdita di traffici del porto di Venezia, puntiamo il dito contro una gestione fallimentare del porto di Bari, che ha provocato danni irreparabili per il nostro territorio.