“Non potendo licenziarmi, hanno fatto di tutto per rendermi la vita impossibile e ci sono riusciti, tanto da costringermi a lasciare l’azienda e mettermi in aspettativa non retribuita. Se pensano, però, che mollo la presa sbagliano di grosso. Continuerò la mia battaglia legale perché hanno calpestato troppe volte la mia dignità di dipendente e ammalata”. 

Vera Labate, la dipendente che combatte contro una forma aggressiva di tumore, con il marito e il figlio anch’essi malati, torna a rinvendicare i propri diritti nei confronti della Circumetnea di Catania. Recentemente è stata costretta a mettersi in aspettativa non retribuita, perché l’alternativa di spostarsi a Linguaglossa come sede di lavoro era effettivamente improponibile in conseguenza della patologia.

“A gennaio – racconta la signora Labate – la Circumetnea mi aveva dato comunicazione che la stazione di Giarre sarebbe stata chiusa in maniera definitiva, dandomi solo due alternative: il trasferimento a Linguaglossa o mettermi in aspettativa non retribuita. Oggi, invece, scopro che la stazione di Giarre non è affatto chiusa”. Fosse solo questo, sarebbe comunque sufficiente a indignarsi. Stando al racconto della dipendente, però, la Circumetnea, dalla quale aspettiamo risposte ai tanti quesiti posti in questi mesi si approfondimenti, sarebbe andata oltre.

“A Giarre, come se avessero voluto dimostrarmi che si trattava di una questione personale nei miei confronti – continua – hanno mandato il collega in servizio presso la stazione di Piedimonte, l’unica insieme appunto a quella di Giarre a non essere stata chiusa. Lo hanno mandato al mio posto, a svolgere le mansioni che avrei potuto fare io (abbonamenti e biglietti), per di più pagandogli la trasferta. Quando chiesi io la stessa opportunità, anche in cosiderazione della mia malattia e di quelle di mio marito e mio figlio, invece, mi fu detto che non era possibile a causa della presenza di un paio agenti fuori turno. Ora quegli stessi agenti non ci sono più?” 

A quanto pare, poi, la stazione di Piedimonte non sarebbe più operativa di quanto non lo fossero le altre che la Circumetnea ha deciso di chiudere. “L’azienda mi ha creato un danno enorme – tuona la signora Labate – Avrei potuto continuare a fare il lavoro che ho sempre fatto, rientrando persino di pomeriggio senza chiedere alcuno straordinario, ma solo per lasciare contenti i viaggiatori. Hanno calpestato troppe volte la mia dignità, non tornerò più a lavorare con loro, ma pretendo sia fatta giustizia. Avrebbero potuto avere un po’ di umanità in più nei miei confronti”.