“Tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri”. Con questa celeberrima frase tratta da “La fattoria degli animali”, George Orwell denuncia uno stalinismo, che ben si adatta al clima che si vive oggi nella Croce Rossa Italiana. Facebook è usato come mezzo d’intimidazione e vettore propagandistico da alcuni, mentre per altri è causa di provvedimenti disciplinari. Insomma, per citare ancora il Marchese del Grillo, personaggio romano interpretato d Alberto Sordi, “Io so’ io e voi nun siete un cazzo”.
I massimi vertici di Croce Rossa, quelli che dovrebbero rappresentare 150mila volontari al lavoro 24 ore su 24 su tutte le strade italiane, insieme ai circa 4mila dipendenti, hanno le proprie bacheche Facebook piene di giudizi irriguardosi e inviti trasversali che farebbero rabbrividire il più volgare degli scaricatori di porto.
Uno fa uno spot sui “preti froci”, insulta i dipendenti che ha appena licenziato dopo averli anestetizzati con una marea di baggianate, continuando ad auto incensarsi per una gestione della Croce Rossa romana piena di debiti e assolutamente non trasparente; l’altro sospende ed espelle chiunque, per ogni virgola scritta male sui social network, e nello stesso tempo porta in causa e resiste in giudizio per qualsiasi impugnazione ai suoi provvedimenti disciplinari. Lo fa ben sapendo che, a differenza dei semplici volontari, lui non dovrà pagarsi l’avvocato, le cui parcelle sono a totale carico dello Stato, cioè di noi contribuenti. Ancora, ce n’è uno che usa anche Facebook per inviare messaggi trasversali, tipo raccontarci che lavorare di domenica lo stanca ma farlo per firmare provvedimenti di espulsione lo rende felice, poi pubblica articoli trash su pseudo sentenze che sbandiera come minaccia di sanzione contro chiunque voglia pubblicare qualcosa sui social che si discosti dall’opera di lecchinaggio diffuso e trasversale, che in un’organizzazione autoreferenziale e priva della necessaria rappresentatività democratica come Croce Rossa Italiana, è necessaria per emergere e fare carriera.
Esempio ne è la quantità di volontari che hanno scritto sulla bacheca di Facebook i loro sentiti complimenti per la splendida e spiazzante vittoria elettorale di Flavio Ronzi per la carica del Comitato Cri Roma Città Metropolitana, fingendo di dimenticare che correva una sola lista, che il meccanismo elettorale non consentiva alternative che, insomma, la vittoria era studiata a tavolino.
Vi abbiamo promesso il raccontato di queste elezioni, che vi avremmo svelato i meccanismi di un consenso drogato, ma per ragioni di deontologia professionale abbiamo preferito che queste consultazioni si svolgessero comunque senza che i soliti giornalucoli potessero infrangere il sogno di decine di migliaia di volontari, svelando il trucco legale per drogarle.
Abbiamo atteso lo svolgimento di questo rito pagano e quindi vi racconteremo la sua illegale legalità, mentre voi, se volete, continuate a chiamarla privatizzazione.