L’appello presentato dalla Circumetnea al Consiglio di Giustizia Amministrativa della Regione Sicilia è infondato. La recente sentenza apre uno scenario apocalittico e prospettive che avevamo profetizzato mesi fa. La Ferrovia di Catania aveva provato a salvare capre e cavoli appellandosi contro i ricorsi avanzati da un dipendente che aveva messo in discussione la legittimità di alcune selezioni del personale. L’allegra gestione della Circumetnea, dunque, non è più solo una nostra impressione, pur suffragata da quintali e quintali di documenti e dal silenzio dell’azienda. Il paradosso dell’assurda vicenda che stiamo denunciando da circa un anno sta nel fatto che tutto è stato costruito ad arte per evitare di stabilizzare 106 lavoratori precari, molti dei quali senza parenti e santi in paradiso.

Uno dei precari non si è rassegnato, mettendo insieme un numero impressionante di documenti compromettenti.  Risultato? A leggere le carte – molte delle quali vi proporremo in altri articoli – viene fuori un immane sperpero di soldini pubblici, una pianta organica triplicata, posizioni aggiunte a piacimento, un numero assurdo di promozioni e un contenzioso da far rabbrividire anche Cantone. Una stranezza assoluta se si considerano le stabilizzazioni dei precari avvenute in altri entri pubblici.

Il 5 febbraio scorso, il Consiglio di Giustizia Amministrativa della Sicilia ha confermato (allegati 1, 2 e 3) nella fase cautelare, le tre sentenze con cui il TAR di Catania con le quali la Circumetnea aveva riservato al personale interno i posti disponibili nell’organico aziendale. I giudici hanno sottolineato che la gestione governativa è un’amministrazione dello Stato e quindi, come in tutte le pubbliche amministrazioni, senza eccezione per la Circumetnea, i posti riservati alle unità interne non possono superare il 50 per cento. A questo punto sembra crollare il castello di carta messo in piedi da Virginio Di Giambattista, il controllore e controllato di quella che ormai viene ribattezzata in tutta Italia l’azienda di famiglia.

Ciò che più appare evidente, però, sembra il giochetto messo in piedi da alcuni sindacalisti per riservare posti di lavoro a figli ed amici. Dopo la sentenza del CGA siamo del parere non possano essere più procastinati inteventi risoluti per risanare l’azienda. Chiarezza sui concorsi fatti ad hoc per gli interni, quelli sprovvisti di qualsiasi riserva o banditi grazie al regolamento numero 66 del 6 luglio 2012 o il successivo numero 62 del 29 maggio 2014, per un totale di circa 60 promozioni. Concorsi che hanno per esempio consegnato la conduzione degli autobus a persone sprovviste addirittura della patente specifica. Salvo poi accorgersi di averla fatta grossa.

Alla faccia del blocco delle assunzioni della Pubblica amministrazione. Pur di non stabilizzare quei 106 disgraziati, l’FCE si trova a fronteggiare decine e decine di cause. Anche in questo caso le leggi invocate a propria discolpa variano di volta in volta a seconda delle necessità. In alcuni casi si tira in ballo la legge 148 del 1931, in altri la 165 del 2001. La prima a tutela delle scelte privatistiche, l’altra di quelle pubblicistiche. Sembra che i dirigenti della FCE non abbiamo ancora ben chiaro se siano a capo di un’azienda pubblica o privata. Il CGA dovrebbe aver chiarito la faccenda. Ad essere precisi fino alla fine, però, non siamo noi a definire la Circumetnea. “Ai sensi dell’art. 21 comma 5 del decreto legge n.98 del 06 luglio 2011 le funzioni ed i compiti della gestione commissariale governativa della ferrovia Circumetnea sono state attribuite alla Direzione Generale del trasporto pubblico locale del MIT ai fini del contenimento dei costi e dell’accelerazione delle procedure istruttorie per il trasferimento delle funzioni istituzionali alla Regione Siciliana”.

E se le carte parlano chiaro, nel caso della FCE sono chiarissime. Ecco cosa è stato fatto per bandire il posto da avvocato all’esterno, in modo da accontentare la nuova arrivata. Con ordine di servizio numero 88 del 28 luglio 2014 viene avviata una ricognizione interna (allegato 4). Al Protocollo arrivano tre domande di operatori interni, precisamente Restuccia, Fichera e Renzi. A questo punto succede una cosa curiosa. I tre ritirano la domanda e ne presentano altre in settori dove non avrebbero avuto concorrenza. Restuccia, reduce da un altro concorso andato male, questa volta si aggiudica senza rivali il posto in vetta alla graduatoria di capo ufficio bandito con l’ordine di servizio numero 89 del 28 luglio 2014 (allegati 5 e 6). Stessa cosa avviene per Fichera, attraverso il concorso bandito con ordine di servizio numero 90, (allegati 7 e 8). Analogo discorso per Renzi, che si piazza primo, davanti ad un solo rivale nel concorso bandito con ordine di servizio numero 94 del 28 luglio 2014 (allegati 9 e 10). Il terreno per il concorso esterno da avvocato è stato così spianato a dovere.

Non si tratta solo di un un posto di lavoro, ma di mettere in piedi un intero ufficio, quello Gare e Appalti, con la possibilità quindi di creare altre posizioni. Per ben due volte, ad agosto e a dicembre 2014, il direttore Alessandro Di Graziano, è stato diffidato e invitato a provvedere in autotutela all’annullamento dei concorsi interni. Senza dimenticare che a seguito delle ordinanze numero 144, 145 e 146 del 2015, depositate il 27 febbraio 2015, il Consiglio di Giustizia Amministrativa per la Regione Siciliana aveva respinto gli appelli avverso le ordinanze numero 853, 854 e 855 del 19 novembre 2014.

Le curiosità e le interpretazioni a piacimento all’interno della Circumetnea sono tante, come l’ordine di servizio numero 13 del 9 marzo 2015 (allegato 11). In quel caso Di Graziano riteneva che per applicazione analogica del disposto del TAR di Catania, sussistessero giustificati motivi per procedere alla sospensione delle procedure concorsuali come sopra individuate, disponendo: “Per le motivazioni esposte in narrativa, che si intendono qui integralmente richiamate, le sospensioni degli ordini di servizio numero 84, 85, 86, 87, 88, 89, 90, 92, 93, 94, 95, 98, 101 del 28 luglio 2014 e di ogni altro atto consequenziale”.

In barba alla legge, però, la dirigenza continua ad andare avanti, evidentemente per non venir meno alle promesse fatte finora. Il livello di compromissione è talmente elevato da apparire persino inverosimile. Come se non bastasse, l’ottimo gestore Virginio Di Giambattista e il direttore Di Graziano, pubblicano altri tre concorsi: uno per avvocato (allegato 12) e due per un totale di sette ingegneri (allegati 13 e 14). Dopo le sentenze, però, Di Graziano sospende tutto per analogia, salvo poi avere un parere dell’avvocatura dello Stato che gli consente di sbloccare e dare seguito alle nomine, tra cui quelle di Restuccia, Fichera e Renzi. (allegati 15, 16 e 17). Ad un giornale locale Alessandro Di Graziano aveva dichiarato che l’azienda non avrebbe fatto altri concorsi nel caso in cui il CGA gli avesse dato torto.

Alla faccia della sospensione. Con un altro colpo di mano, infatti, viene rifatta per l’ennesima volta la pianta organica, la sesta o la settima tra transitoria e a regime in meno di tre anni. Vengono ritoccati i posti. Alla Circumetnea può succedere che spariscano sette unità dall’area movimento e compaiano altrettanti ingegneri (specialista tecnico allegato 18) nell’area tecnica. In tutto due concorsi banditi a tempo di record e senza aver fatto prima la ricognizione interna fatta invece per tutti gli altri concorsi della Circumetnea. L’azienda si è adeguata alla legge o sono anche questi dei posti da piazzare? Tutto questo nel nuovo ufficio creato ed inventato da poco, come se non ci fosse mai stato nessuno ad occuparsene fino a quel momento e che potesse ancora occuparsene, proprio nel periodo in cui i grandi appalti sono già stati aggiudicati. Fatti fuori i sette geometri, non c’è più nessuno che alza la testa per denunciare l’andazzo generale dell’azienda di famiglia. Non tutte le ciambelle escono col buco. Adesso, come si può vedere dalla nuova pianta organica, mancherebbe anche uno specialista amministrativo. Il tempo di farsi qualche conto o di individuare la persona giusta e via con un nuovo concorso oppure con un nuovo assunto. Si potrebbe, perché no, scalare la graduatoria dei giardinieri.

La bomba ormai è innescata è probabilmente scoppierà quando Di Graziano, oppure il numero uno Di Giambattista, saranno costretti al gesto estremo: retrocedere tutti i funzionari, capi ufficio e compagnia cantante. Chi lo dice a tutti i funzionari che devono tornare a fare i passacarte? Rimangono aperti gli scenari delle responsabilità politiche, personali e del presunto danno erariale procurato alle casse dell’azienda, arrecato da quanti si sono ostinati a perseverare scelte evidentemente errate.

Ma com’è iniziato tutto? Insediatosi nel luglio 2011 alla guida della Circumetnea, con una discutibile legge che lo pone nel ruolo di controllore e controllato di una amministrazione dello Stato, l’ingegner Virginio Di Giambattista, noto alle cronache per essere entrato, seppure non da indagato, nella inchiesta “Sistema” avviata dalla Procura di Firenze, che portò Ercole Incalza, detto Ercolino, all’arresto per presunti reati nell’affidamento di appalti di opere pubbliche del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, avvia un intenso feeling con le organizzazioni sindacali e i dirigenti presenti in azienda, fino a trasformare un pezzo di Stato “nella nostra azienda”. Proprio così c’è scritto in una comunicazione ufficiale rivolta ai sindacati.

A coronamento della felice unione, le parti concordano di adottare due separati regolamenti. Con il primo dei due si garantiva al personale interno la esclusiva copertura dei posti scoperti nell’organico aziendale; con l’altro, invece, si approntavano meccanismi di selezione pubblica ispirati ad una premialità che ha determinato l’avvio della ben nota parentopoli. A quel punto seguono una serie di organigrammi adottati ad uso e consumo di alcuni sindacalisti. Una specie di moltiplicazioni di graduatorie e posti a parenti e amici, manco fossero Cristo con i pani e i pesci.

Vi ricordiamo i casi eclatanti della moltiplicazione dei posti di funzionario apicale (Lorena, Cannella, Prestianni, Bellia, Cardullo, Coniglione), con l’adozione di norme del regolamento che hanno consentito, il più delle volte, ad un singolo soggetto di essere l’unico partecipante di un concorso interno, di poterlo vincere e di realizzare il sogno della vita: occupare un pezzo di direzione aziendale, con grande soddisfazione dei loro prolifici dirigenti di settore. E rimaniamo ancora in attesa del curriculum dell’Architetto Cucinotta e del signor Riccardo Vasta, che da posizioni di ingresso, con un incredibile volo pindarico, sono stati assunti alla gloria del ruolo di specialista tecnico amministrativo.

A fare le spese di questo meccanismo perfettamente sincronizzato (ad una promozione interna si accompagnava un posto nello scorrimento delle graduatorie pubbliche), sono stati una parte dei lavoratori precari, che hanno visto venir meno la capienza per il loro posto di lavoro. Ad essere sotto accusa anche la scellerata scelta di riservare al personale interno i posti vuoti nell’organico aziendale, a discapito della legge. A suscitare le fondate perplessità (anche dei senatori pentastellati che hanno già interrogato il Ministero sulla parentopoli della FCE) è stata la opinabile moltiplicazione delle piante organiche, l’incremento del costo parametrale del personale. Un aumento incomprensibile in tempi di tagli e spendig rewiew.

A suscitare le nostre perplessità è stato inoltre lo spregiudicato uso dell’ambigua (solo per Gestore e Dirigenti) natura (un giorno pubblica, un giorno privata) della Gestione Governativa Ferrovia Circumetnea, con un continuo gioco di prestigio, giungendo fino ad assegnare ad alcuni funzionari ben 11 nomine pochi giorni prima del deposito delle sentenze del TAR di Catania, e nella conoscenza delle tre ordinanze di sospensiva, che già avevano affermato il principio di diritto.

Eppure, lo sapevano tutti. Lo aveva certificato l’Avvocatura distrettuale dello Stato nel parere rilasciato nel 2008, in tema di precari, dall’avvocato Domenico Maimone (allegato 19) Lo sapeva il Ministero dei Trasporti, che si era autocertificato pubblica amministrazione, confermato nella risposta all’interrogazione dei senatori del Movimento 5 Stelle. A proposito, che fine ha fatto la vicenda? Lo aveva ricordato al Gestore e al direttore generale del tempo, ingegner Filippo Orlando. Lo sapeva il vice prefetto della funzione pubblica, Aldo Aldi, che aveva chiesto chiarimenti, mai conosciuti, al Direttore Generale dell’epoca ed al gestore Di Virginio. Lo sapeva finanche il ministro Passera, autore della direttiva numero 13 del 14 gennaio 2013 (allegato 20) per il quale, però, si è voluto fare così, altrimenti quell’amministratore delegato sarebbe dovuto essere cacciato.

Vorremmo sapere oggi, anche solo in considerazione della incontestata natura pubblica della Gestione Governativa Ferrovia Circumetnea, perché il Ministero della Difesa si è acquietato nel difendere il diritto dei militari congedati senza demerito alla riserva del 30% dei posti disponibili, accontentandosi della autocertificazione dell’ingegner Di Giambattista, che in quella circostanza definì l’azienda pubblica amministrazione, ma solo transitoriamente (allegato 21). Che vuol dire solo transitivamente? Vorremmo sapere ancora quanto la prospettica infondatezza dell’operato del Gestore possa continuare a condizionare la vita di un’azienda pubblica.

Fa riflettere la circostanza che ha portato tutte le altre pubbliche amministrazioni a stabilizzare i precari  (scuola, forze dell’ordine, vigili del fuoco, comuni, province), mentre alla Circumetnea è stata creata questa macchinazione, evitando persino di applicare la riserva di legge che avrebbe permesso almeno una parte delle stabilizzazioni. Sarebbe interessante sapere dal ministro Delrio se intende continuare ad avvallare i metodi di gestione di un pezzo del suo ministero o voglia finalmente mettere fine a quella che appare una delle pagine più buie nella storia della gestione di una pubblica amministrazione. E mentre va in scena tutto questo gran teatrino, Di Giambattista trovava il tempo di ottenere il finanziamento ed affidare alla CMC di Ravenna i lotti per il completamento della linea metropolitana di Catania. Un affare da centinaia di milioni di euro.

La giustizia pare abbia iniziato a fare il suo corso. In tanti ora aspettano di conoscere l’operato della Procura della Repubblica e della Corte di Conti.