La faccenda delle mazzette per la gestione degli appalti al Petruzzelli, ha sollevato il coperchio del pentolone in cui il gran mestro delle cerimonie rimestava merda spacciandola per zuppa prelibata. Una quantità tale da coprire tutto, tranne la tenacia di alcuni uomini non avvezzi al potere. Il racconto a tinte foschissime degli ultimi anni, si era arricchito anche della storiaccia relativa alle minacce di morte subite dal coordinatore dei custodi del teatro. “Ti dobbiamo lasciare a terra”. Era una delle frasi che il custode era costretto ad ascoltare, insieme ad altre minacce, nelle diverse telefonate anonime che lo invitavano a lasciare il tearo, a lasciar perdere la lotta per il riconoscimento di una maggiore dignità sua e dei suoi colleghi.

All’inizio della storiaccia le minacce erano scritte su bigliettili sistemati sul parabrezza dell’auto o addirittura contenute in una missiva ben più articolata, dai toni assolutamente sconcertanti. Ne abbiamo scritto in passato, ma purtroppo siamo costretti a tornare sull’argomento. Nonostante la vittima abbia sporto regolarmente denuncia alle autorità di polizia, senza sapere a che punto siano arrivate le indagini, senza soprattutto sapere se le indagini siano mai partite, pare che gli uappi di cartone dell’epoca non si siano completamente arresi.

Come tre anni fa, il custode, con copentenze tali da capire quanto sia veramente in pericolo o solo in preda al frutto della sua immaginazione, si sente “osservato”. Loschi figuri non tarderebbero a far sentire la propria presenza. Qualcuno, insomma, sarebbe tornato a mettergli il fiato sul collo. Non sappiamo se i fatti siano riconducibili a un evento in particolare – per esempio alla gestione di un appalto specifico – ma l’aria attorno a lui è tornata a farsi pesante.

Fortunatamente è più respirabile ormai quella che complessivamente si respira all’interno del teatro Petruzzelli. Ne siamo contenti, con la speranza, per il bene di tutti, che si faccia piazza pulita e non ci si limiti a trovare qualcuno addosso al quale quale riversare le responsabilità di molti. Sì, perché le mazzette che i quattro imprenditori avrebbero versato al ragionieri Vito Longo, hanno provocato il pubblico sdegno, ma le persone direttamente o indirettamente coinvolte nell’allegra gestione del passato sono molte più di quanto si possa credere. A nostro avviso è ugualmente colpevole anche chi conosceva i fatti e non si è mai fatto avanti.