Tornano le elezioni e si riapre tutto il procedimento che da più parti è già considerato anomalo e fallace, con proteste che trasversalmente attraversano il mondo del volontariato. Illustri esponenti del mondo no-profit parlano addirittura di consultazioni antidemocratiche, soprattutto in considerazione dell’indeterminatezza che fa gestire a un Presidente i denari di tutte le categorie dei soci, ma ammette al voto solo alcuni tra loro. Questa palla di cannone, sparata dalle colonne di un’autorevole testata del volontariato cattolico, è stata fatta rimbalzare sull’acqua dall’impalpabile quanto costoso ufficio stampa di via Toscana, ancora in servizio pur avendo il contratto scaduto, forse per evitare di mollare l’ambita poltrona.

Nessuna risposta ad osservazioni avanzate da esperti del volontariato, che avevano assoluta fondatezza. Tornano le elezioni della Croce Rossa Italiana in quattro puntate. Dal 28 febbraio – come avevamo già annunciato – e poi a marzo, aprile e maggio i soci saranno chiamati a votare per eleggere i presidenti locali, provinciali, regionali e nazionale ed i relativi consigli direttivi. Con un colpo solo la Croce Rossa locale, quella perfettina, inclusiva e quella che dice sempre “in più ci sei tu” ha privato del diritto di votare e di essere eletti migliaia di volontari iscritti nei ruoli del Corpo Militare e del Corpo delle Infermiere Volontarie con la scusa migliore di un gran leguleio.

Alle prime proteste c’è stato il dietro front della presidenza nazionale dell’associazione di volontariato più grande d’Italia, che invece di riammettere al voto questa gran massa di volontari ha intimato loro di fare ricorso entro cinque giorni. Così la voglia di partecipare di tanti cittadini, più o meno giovani, finirà seppellita sotto una montagna di carta. Ma chi è che giudica dell’ammissibilità al voto dei volontari? Le liste elettorali sono state predisposte dagli stessi comitati amministrati dai satrapi cooptati dal padrone della Cri.

Come vi abbiamo spesso ricordato la maggior parte dei Comitati locali ha perso il proprio presidente a causa delle dimissioni o per commissariamento d’imperio. Questo piccolo esercito di commissari sta impedendo il voto di migliaia di volontari, aggrappandosi ad un concetto molto particolare di legalità e regolamento, proprio loro che, nominati alcuni già dal 2013, avevano quale unico mandato quello di riportare il comitato assegnato al voto.

Tre anni durante i quali il mandato non è mai stato assolto. Nel frattempo hanno speso soldi, quelli dei comitati, e partecipato alle assemblee convocate dal tizio che li aveva nominati nell’incarico commissariale per votare le sue delibere. Se tutto questo vi pare paradossale allora non conoscete la Croce Rossa Italiana e siete tra quelli che continuano a chiamare questa spoliazione privatizzazione. Adesso bisogna però che qualcuno dia anche voce ai volontari che non potranno votare. Noi, per quanto è nelle nostre possibilità, ce la stiamo mettendo tutta.